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Luca Varani uciso da Manuel Foffo e Marco Prato

Omicidio Luca Varani, ucciso da Manuel Foffo e Marco Prato

Roma, 5 marzo 2016, i carabinieri entrano nell’appartamento di Manuel Foffo al Collatino e trovano il corpo di Luca Varani con un coltello nel cuore. Arrestati Foffo e Marco Prato.
A cura di Valerio Renzi
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L'omicidio di Luca Varani a Roma
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L'omicidio di Luca Varani, studente di 23 anni, è avvenuto in una casa al Collatino (Colli Aniene) a Roma, in via Igino Giordani, nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 marzo. Varani è stato torturato e ucciso da altri due giovani di poco più grandi Manuel Foffo e Marco Prato. Un omicidio apparentemente inspiegabile e feroce, arrivato al termine di due giorni orribili in cui i due amici son stati chiusi in casa a consumare cocaina e alcol ininterrottamente. "Abbiamo ucciso per sapere che effetto faceva", dirà Manuel Foffo, suggerendo agli inquirenti un movente. Quella frase che interroga le coscienze di tutti su come sia potuto accadere, sull'origine di un crimine tanto efferato, tanto all'apparenza senza senso. Com'è possibile che due ragazzi della Roma bene, con tutte le possibilità che la vita gli offre ancora davanti, abbiano fatto tutto ciò?

La vittima: Luca Varani
Gli accusati: Manuel Foffo e Marco Prato
L'interrogatorio di Prato e Foffo
Le dichiarazioni della fidanzata e della famiglia di Varani

Il corpo di Luca Varani: ritrovamento e autopsia

Luca Varani viene torturato e ucciso nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 marzo. Da mercoledì Foffo e Prato, che si conoscono da alcuni mesi, sono chiusi dentro l'appartamento di Foffo in via Igino Giordani a Colli Aniene. Ed è proprio nella casa che i carabinieri trovano il corpo del giovane, nudo, disteso sul letto e martoriato da colpi di martello e coltello. Ferite su ogni parte del corpo. È sabato 5 marzo e ancora non sono chiari i contorni della vicenda. I carabinieri sono arrivati all'appartamento grazie alla confessione del proprietario che, accompagnato dal padre, si è costituito quella mattina.

Ad aggiungere particolari macabri a quello che i due assassini – la cui identità è ormai diventata pubblica, hanno fatto a Luca Varani – i risultati dell'autopsia. Luca è morto per un coltello conficcato nel cuore, che nessuno dei due si è preso la briga di togliere. Ma prima che gli fosse strappata la vita gli sono state inferte terribili sofferenze: tagli con coltelli da cucina e traumi con un martello. Per non farlo urlare i due gli recidono la gola e poi lo torturano ancora. Una violenza a cui psicologi e inquirenti cercano una risposta, forse nello stato psicotico indotto dall'abuso prolungato di stupefacenti.

Gli accusati: Manuel Foffo e Marco Prato

La confessione di Manuel Foffo

A più di 24 ore dall'omicidio, mentre in casa sua giace il corpo senza vita di Luca Varani, Manuel Foffo crolla di fronte alla bara dello zio. È proprio lì, di fronte al feretro del parente, che trova il coraggio di andare dal padre e raccontargli tutto. Valter Foffo porta allora il figlio dai carabinieri, nella Stazione di Piazza Dante, e lo convince a confessare. Di fronte ai militari Manuel racconta tutto. "È iniziato tutto settimane fa – racconta Foffo – quando io e Marco ci siamo organizzati per trascorrere del tempo insieme. Facevamo uso di cocaina entrambi. Ci siamo chiusi in casa mercoledì 2 marzo. Non abbiamo mai mangiato né dormito". Poi quell'idea: uccidere qualcuno. I due escono a "caccia" di una vittima e non trovano nessuno, poi contattano Luca Varani e lo fanno venire nell'appartamento. Quando Luca arriva gli danno da bere un cocktail con dell'Alcover, un potente medicinale in uso per il trattamento degli alcolisti cronici, e quando sviene cominciano le violenze. "Ricordo che il 4 marzo Marco ha mandato un messaggio WhatsApp a Luca. – continua Foffo – Quando è arrivato c’è stato quasi un tacito accordo tra me e Marco: gli abbiamo offerto alcol nel quale aveva versato Alcover. Poi Luca ha sofferto tanto". Manuel confessa anche di aver "già provato in passato l'impulso di uccidere".

Marco Prato, da re della movida ad assassino

Con il reoconfesso Manuel Foffo c'era quindi Marco Prato, complice e, almeno per una notte da quello che racconta Manuel, amante. Mentre l'amico si trova dai carabinieri, Marco è in una stanza d'hotel in zona piazza Bologna. Ha scritto delle lettere d'addio ai genitori e ai propri cari chiedendo scusa dei propri errori, ma non citando mai l'omicidio di Luca, e ha ingoiato un ingente quantitativo di medicinali per togliersi la vita. I carabinieri che fanno irruzione della stanza lo trasportando d'urgenza all'ospedale Sandro Pertini, dove gli viene fatta una lavanda gastrica. Ha una personalità complessa Prato: da giovane schernito dai compagni di scuola perché "ciccione" e per il suo orientamento sessuale, a protagonista della movida romana e organizzatore di eventi. Vuole apparire, essere sotto i riflettori, nei luoghi esclusivi e che contano. Un pierre ricercato e corteggiato, con la passione per gli eccessi.

Lo "strano" suicidio di Marco Prato

Dubbi vengono avanzati dagli inquirenti sul tentato suicidio di Marco Prato, per il quale potrebbe essere indagato per istigazione al suicidio Manuel: è lui che ha pagato la stanza di hotel all'amico ed è sempre lui a pagare con il suo bancomat 5 scatole di Minias, un potente tranquillante. Ma il sospetto è che il suicidio sia in realtà un'ultima disperata messinscena: sui biglietti ritrovati nessun accenno all'omicidio di Luca, nessuna confessione o pentimento per quell'orribile crimine appena commesso.

L'interrogatorio di Marco Prato e Manuel Foffo

Mercoledì 9 marzo l'interrogatorio di garanzia per Prato e Foffo. I due si rimpallano le responsabilità a vicenda, sul colpo mortale inferto a Luca e su chi abbia "condotto" il gioco perverso che è sfociato nell'omicidio. Entrambi, per bocca dei rispettivi legali si dicono pentiti. Per la prima volta arrivano sui giornali le parole di Marco Prato: "È stato lui a colpire al cuore Varani. Lui a ucciderlo senza pietà mentre Luca si lamentava e chiedeva di non morire. Voleva che partecipassi all’omicidio. Io ho provato a stringere le mani intorno al collo della vittima, ma non ci sono riuscito, e allora Foffo gli ha tagliato le corde vocali per paura che gridasse. Avevo pietà per quel ragazzo, ho preso un piumino e l’ho coperto. Poi Manuel è sceso al piano di sotto dove abita la madre che era in casa. Era tutto sporco di sangue. Ha preso degli stracci e mi ha costretto a pulire. Mi trattava come una femminuccia. Io gay e lui che si dichiarava etero".

Il dolore della fidanzata e della famiglia di Varani

Chi non trova un perché a quanto accaduto al proprio figlio sono i genitori di Luca Varani, che lo avevano adottato quando era piccolo. Al loro dolore si aggiunge quello di Marta Gaia Sebastiani, da nove anni fidanzata con Luca, che su Facebook scrive: "Il dolore è praticamente immenso e indescrivibile, nonostante tutto non si può fare una fine così – scrive Marta sul suo profilo Facebook – Vorrei che tutti si ricordassero Luca per quel ragazzo dolce e sensibile e non per quello "debole" e a volte troppo presuntuoso. Non mi interessa delle dicerie, non mi interessa di niente. Lo amo e lo amerò per sempre". Rifiutano l'immagine del "drogato" Marta e i genitori, così come non credono che ad attirarlo lì sia stata l'offerta di 120 euro in cambio di prestazioni sessuali.

La versione di Marco Prato e la lettera del padre

Dopo l'interrogatorio di garanzia viene resa pubblica una versione più estesa delle dichiarazioni di Marco Prato. In queste il ragazzo racconta quel festino, dove si era vestito donna consumando più di un rapporto sessuale con Manuel Foffo, e dà la sua versione dei fatti: la volontà di Manuel di un'esperienza estrema e, l'improvviso scatto d'ira dell'amico che porta all'omicidio. Marco era vestito da donna "solo per assecondare una fantasia erotica di Manuel, che rifiutando di avere rapporti con uomini voleva vederlo vestito da donna". "Ero infatuato di Manuel e ho cercato di assecondare la sua follia omicida, obbedendo in modo passivo alla sua richiesta di strozzarlo", spiega Marco agli inquirenti.

Ledo Prato, il padre di Marco, ha reso pubblica una lunga lettera: "In questi giorni in cui la stampa ha fatto a brandelli la vita di tre famiglie colpite, ciascuna in modo drammaticamente diverso, si sono letti giudizi sommari, verità parziali o di comodo, usate espressioni dei tempi più bui della vita civile".

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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