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Opinioni

Che autogol quel sonetto per Virginia Raggi: insultare gli elettori non è mai una buona idea

Guai a insultare i cittadini di “non capire” quando si governa, mai dire agli elettori che la colpa è la loro, come fa il ‘Poeta’ nel sonetto che tante polemiche ha sollevato in queste ore. Se in tanti non hanno intenzione di tornare a votare per il Movimento 5 Stelle o per Virginia Raggi la colpa non è la loro che non capiscono, come minimo è di chi non si è spiegato abbastanza bene da farsi capire.
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A cura di Valerio Renzi
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Alla fine la toppa è forse peggio del buco. Il sonetto pubblicato ieri sul blog di Beppe Grillo dedicato alla sindaca di Roma Virginia Raggi che in un verso parlava di "romani gente de fogna", è diventato "romani gente da poco".  A modificarlo lo stesso autore. Quando un'idea è messa nera su bianco, è difficile tornare indietro. Il tono delle rime, che redarguiscono i romani per non capire e non apprezzare l'impegno della prima cittadina e del Movimento 5 Stelle, hanno messo in difficoltà la sindaca, tanto da costringerla a intervenire per chiederne la modifica.

Quello che doveva essere un assist del fondatore e padre nobile, si è infine trasformato in un autogol. Nel momento più difficile, quando Virginia Raggi deve convincere il MoVimento a far cadere il vincolo del secondo mandato, l'unico elemento che lo tiene ancorato a quello che era in origine il non-partito di Grillo, proprio lui sbaglia il passaggio per correre in meta.

Forse sarebbe stato meglio lasciato correre, invece da una parte le opposizioni leggono il sonetto come la decisione di Grillo di scaricare Raggi (ignorando il finale in cui il ‘Poeta' Franco Ferrari chiarisce che tutto è meglio tranne che una nuova vittoria dei partiti di prima), dall'altra la prima cittadina è costretta a prendere le distanze.

Il sonetto romanesco scelto da Grillo insiste su alcuni luoghi comuni del carattere dei romani: indolenti, succubi nei confronti del potere, pronti a saltare sul carro del vincitore, in definitiva un po' meschini. Un ritratto della plebe papalina incorniciato in tante opere, un giudizio che tante volte si è esteso al carattere stesso della città. Così, proprio nel momento del bisogno, i romani che non sanno essere riconoscenti voltano le spalle a chi tanto si è impegnato perché il vento è girato da un'altra parte.

Un'interpretazione forse un po' semplicistica del calo di consensi in città per l'amministrazione di Virginia Raggi a un anno dall'appuntamento elettorale. Ma soprattutto una scelta che viola un principio fondamentale: mai insultare i cittadini di "non capire" quando si governa, mai dire agli elettori che la colpa è la loro. Un atteggiamento paternalista (che a dire il vero è appartenuto molto spesso ai partiti del centrosinistra in questi anni) che nelle urne non dà mai i risultati sperati.

Se in tanti non hanno intenzione di tornare a votare per il Movimento 5 Stelle o per Virginia Raggi la colpa non è la loro che non capiscono, come minimo è di chi non si è spiegato abbastanza bene da farsi capire.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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