Sono circa venti i bambini che abitavano nel palazzo occupato di via Curtatone, iscritti alle scuole dell'obbligo nelle scuole del quartiere. Altri vanno invece a materne ed elementari in zone più decentrate, magari lungo il percorso di lavoro dei genitori o dove la famiglia abitava prima di trasferirsi nell'occupazione. In un video di pochi secondi, girato nel tardo pomeriggio di mercoledì 23 agosto, il giorno prima il violento sgombero con cariche e feriti dei rifugiati di piazza Indipendenza, si vedono alcuni di loro urlare dalle finestre "vogliamo giocare, vogliamo giocare". Uno slogan che rappresenta il "programma minimo" per ogni bambino, che dovrebbe essere fatto rispettare dalle istituzioni a qualsiasi costo.
Il gruppo di bambini agita uno striscione con su scritto "siamo rifugiati non siamo terroristi". Gli idranti e i manganelli ancora devono parlare e la speranza è che si trovi una mediazione accettabile anche per le famiglie (e non il trasferimento a Rieti lontano da scuole e lavoro come proposto dalla Prefettura). Ma alle 6.30 di ieri mattina piazza Indipendenza si trasforma in un inferno. Donne e bambini vengono fatti uscire dal palazzo – in cui era stato autorizzato il reingresso proprio per la situazione di fragilità dei minori – e caricati su un pullman. La maggior parte di loro accetterà una soluzione transitoria in una struttura del comune, ma che vale solo per donne e bambini. I padri, gli zii, i nonni dovranno cercare un'altra casa.
Senza una casa, avendo perso nella maggiora parte dei casi quasi tutte le loro cose, questi bambini si dovrebbero preparare a tornare in classe tra qualche giorno. A spiegare a insegnanti e compagni di classe di non avere più libri e quaderni, di abitare ora molto lontano dalla scuola. Tanto lontano forse da doverla cambiare, interrompendo un percorso di integrazione e crescita importante soprattutto per loro, che vivono in una situazione più difficile di tanti loro coetanei.
Ieri è intervenuta anche Unicef per chiedere di tutelare i diritti dei minori rifugiati di piazza Indipendenza. "Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell'ordine e portati in questura, alcuni testimoni ci hanno raccontato che continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore", le parole, durissime, di Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.