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Opinioni

Non solo Anna Frank, l’antisemitismo dentro e fuori le curve di Roma e Lazio

La giusta indignazione sui media e fuori per gli adesivi che ritraggono Anna Frank con una maglia della Roma, rischia di far dimenticare come l’antisemitismo faccia parte del repertorio quotidiano degli insulti tra tifosi, ridotto a ‘goliardia’ (al pari del razzismo) fuori e dentro gli stadi.
A cura di Valerio Renzi
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Da ieri (e per fortuna) non si fa che parlare degli adesivi che ritraggono Anna Frank con una maglia della Roma. Bene che ci sia grande attenzione mediatica ma chi conosce la città e le sue curve purtroppo sa fin troppo bene che l'antisemitismo fa parte degli sfottò ‘standard' che si possono sentire ad ogni stracittadina. Era anche già capitato che adesivi del tutto identici finissero sui giornali alcuni anni fa. E gli Irriducibili della Lazio si rifiutano di dissociarsi proprio perché sostengono che l'antisemitismo non abbia nulla a che fare con l'antisemitismo, dando ai cugini dei ‘piagnoni'.

Ma gli esempi sarebbero tanti. Sui giornali (per esempio) non sono mai finiti quelli con su scritto "laziale non mangia maiale" (accompagnato da una Stella di David) o quello che recita "elité giudea", con il fumetto di un ebreo ortodosso, facendo il verso al nome di un piccolo gruppo di tifo organizzato. Chiunque sia stato un ragazzino normale in una scuola della capitale, ha sentito un compagnuccio canticchiare "perché perché la domenica la sinagoga é vuota, sono andati a vedere la partita della Roma/Lazio".

Chiunque è andato in Curva Nord ha sentito cantare il coro "romanista ebreo", e io ho sentito la Sud rispondere dopo la vittoria in un derby "Lazio 1 Roma 3 mo l'ebreo sei te", ribaltando lo stigma di giudeo. I tifosi di Roma e Lazio sono tutti antisemiti? No, ovviamente no. E allora appartengono tutti a gruppi di estrema destra? La risposta è ancora una volta negativa.

Quello che accade negli stadi – pur con le sue peculiarità – non è diverso da quello che accade fuori, e se anche le idee e la presenza dei gruppi neofascisti nelle curve dell'Olimpico è significativa, qui si urla ‘ebreo' come insulto come sull'autobus o al bar si usa ‘negro', per poi rispondere come se nulla fosse di non essere razzisti o antisemiti, di avere amici ebrei e di ‘colore'. E allora non servono iniziative a effetto o leggi speciali, e neanche l'indignazione benpensante o di occasione che rimane lì dov'è. Serve che ogni volta che sentiamo un insulto antisemita o razzista ognuno non lo derubrichi a ‘goliardia'.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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