Da ieri (e per fortuna) non si fa che parlare degli adesivi che ritraggono Anna Frank con una maglia della Roma. Bene che ci sia grande attenzione mediatica ma chi conosce la città e le sue curve purtroppo sa fin troppo bene che l'antisemitismo fa parte degli sfottò ‘standard' che si possono sentire ad ogni stracittadina. Era anche già capitato che adesivi del tutto identici finissero sui giornali alcuni anni fa. E gli Irriducibili della Lazio si rifiutano di dissociarsi proprio perché sostengono che l'antisemitismo non abbia nulla a che fare con l'antisemitismo, dando ai cugini dei ‘piagnoni'.
Ma gli esempi sarebbero tanti. Sui giornali (per esempio) non sono mai finiti quelli con su scritto "laziale non mangia maiale" (accompagnato da una Stella di David) o quello che recita "elité giudea", con il fumetto di un ebreo ortodosso, facendo il verso al nome di un piccolo gruppo di tifo organizzato. Chiunque sia stato un ragazzino normale in una scuola della capitale, ha sentito un compagnuccio canticchiare "perché perché la domenica la sinagoga é vuota, sono andati a vedere la partita della Roma/Lazio".
Chiunque è andato in Curva Nord ha sentito cantare il coro "romanista ebreo", e io ho sentito la Sud rispondere dopo la vittoria in un derby "Lazio 1 Roma 3 mo l'ebreo sei te", ribaltando lo stigma di giudeo. I tifosi di Roma e Lazio sono tutti antisemiti? No, ovviamente no. E allora appartengono tutti a gruppi di estrema destra? La risposta è ancora una volta negativa.
Quello che accade negli stadi – pur con le sue peculiarità – non è diverso da quello che accade fuori, e se anche le idee e la presenza dei gruppi neofascisti nelle curve dell'Olimpico è significativa, qui si urla ‘ebreo' come insulto come sull'autobus o al bar si usa ‘negro', per poi rispondere come se nulla fosse di non essere razzisti o antisemiti, di avere amici ebrei e di ‘colore'. E allora non servono iniziative a effetto o leggi speciali, e neanche l'indignazione benpensante o di occasione che rimane lì dov'è. Serve che ogni volta che sentiamo un insulto antisemita o razzista ognuno non lo derubrichi a ‘goliardia'.