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Opinioni

L’idea di Raggi di chiudere la Casa delle donne è coerente con il progetto di città del M5s

La posizione della sindaca Virginia Raggi sul futuro della Casa Internazionale delle Donne è coerente con l’idea di città del Movimento 5 stelle. Una volta arrivato al governo il partito politico che pretende di rappresentare la partecipazione di “tutti i cittadini” non sembra accettare che nella società c’è chi si organizza al di fuori di esso, pretendendo di “riallineare” tutto alla proprio progetto.
A cura di Valerio Renzi
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Quando Virginia Raggi – in modo del tutto irrituale – è intervenuta su Facebook mentre era in corso un tavolo di trattativa tra le associazioni e l'amministrazione, per chiarire che la sua maggioranza non ha nessuna intenzione di "chiudere" la Casa Internazionale delle Donne di via della Lungara, lo ha fatto in tutta probabilità in buona fede. Le parole della sindaca rispecchiano in effetti la visione della città e dei rapporti con i corpi intermedi e il variegato arcipelago del sociale del M5s: "Questa amministrazione non intende chiudere la Casa delle Donne né intende procedere a sgombero. E questo viene anche confermato dalla lettura della mozione votata in aula dai consiglieri M5S il cui contenuto è stato strumentalmente capovolto per far passare la tesi contraria. Cosa vogliamo fare? Rilanciare il progetto attualizzandolo rispetto alle mutate condizioni socio-economiche, urbanistiche e demografiche di Roma".

Quello di cui la sindaca, ed evidentemente la sua maggioranza che ha approvato una mozione che giudica un fallimento il progetto di via della Lungara, non si rende conto, è che revocare l'autonomia alle donne che hanno animato e animano quell'esperienza, vuol dire chiuderla. Senza riconoscimento dell'autodeterminazione e dell'autonomia delle donne non avremo più un'esperienza nata e che vive nel movimento femminista, ma un centro le cui scelte sono dettate in sostanza esclusivamente dalla politica. Non si capisce ad esempio perché le innovazioni (ma soprattutto gli investimenti) di cui parla Raggi non possano svilupparsi in sinergia con il consorzio di soggetti che gestisce la Casa delle Donne, magari in altri luoghi sotto la diretta direzione di Roma Capitale, senza la distruzione di un patrimonio inestimabile di relazioni, saperi, credibilità.

Il punto della questione sembra emergere da una parola chiave presente nella mozione approvata in aula Giulio Cesare: "riallineare". Una parole che tradisce l'atteggiamento che il Movimento 5 stelle sembra avere nei confronti di tutto quello che si muove nella società al di fuori del proprio controllo. Il partito ‘piglia tutto', che si presenta come il contenitore della partecipazione di tutti i cittadini, una volta conquistato il potere non sembra sopportare l'idea che qualcuno si muova e si organizzi indipendentemente da esso. La partecipazione va bene, ma solo se costruita dentro i canali (per altro abbastanza effimeri e inafferrabili) costruiti dal MoVimento giunto al governo della città. E questo porta a tre tipi di atteggiamenti complementari: adombrare l'appartenenza a vecchi sistemi indicati come corrotti (è il caso del terzo settore ad esempio); tentare di disciplinare e mettere al servizio del proprio progetto le iniziative di associazioni, cittadini, movimenti; ostacolare dall'alto quei soggetti che si ritengono irriducibili alla propria parte politica con gli strumenti della burocrazia e il paravento dei regolamenti (quell'intransigenza che non è stata utilizzata ad esempio con la ‘lobby dei bancarellari dei Tredicine).

La sindaca Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle devono decidere se valorizzare le tante esperienze nate nella società ed entrate in una relazione virtuosa con l'amministrazione pubblica, che le ha riconosciute anche con l'assegnazione o la concessione di spazi pubblici, oppure spazzarle via. Tertium non datur, come testimonia la determinazione delle migliaia di donne che lunedì hanno invaso piazza del Campidoglio.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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