Il gioco del semaforo rosso non esiste. Esistono ragazzi e ragazze, così come adulti, che attraversano la strada senza impegnare le strisce pedonali e senza aspettare che il semaforo diventi rosso per le auto, e una strada pericolosa come corso Francia dove gli automobilisti sono abituati a sfrecciare ben oltre i limiti di velocità se la carreggiata è libera. Eppure in queste ore, sostenuta da testimonianze singole e da un singolo video in cui si vedono due giovani attraversare di corsa la strada, diversi media stanno sostenendo l'idea che esiste tra i ragazzi che la sera escono a Roma Nord nella zona di Ponte Milvio, questo gioco. Una sorta di challenge in cui i "giovani" (sempre loro!) si riprenderebbero con i telefonini mentre corrono schivando le auto. Quello che si lascia intendere è che Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann potrebbero essere morte proprio così, venendo falciate da un'auto in corsa con alla guida un ragazzo di poco più grande.
Abbiamo deciso di non pubblicare il video preso da Facebook in cui si vedono due giovani correre attraversando corso Francia. Non sappiamo quando è stato girato, e non ci sembra indicativo di nessun fenomeno in particolare. Non racconta una storia né una notizia, se non la mancanza di educazione stradale e il pericolo delle strade romane, dove si muore più che in qualsiasi altra città d'Italia ci si muova a piedi, in auto, in scooter o in bicicletta.
Nella necessità di produrre nuove notizie su un di cronaca che più di altri ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica, ci troviamo a discutere di un fenomeno ("il gioco del semaforo rosso"), che da quanto ne sappiamo non è un gioco, ma solo una pessima abitudine. E alla fine sono costretti a intervenire anche i genitori delle ragazze, come se non bastasse la perdita di una figlia. L'avvocato della famiglia di Camilla Romagnoli, in una nota, ha commentato così la vicenda: "Nessun gioco al semaforo, è falso che il gruppo degli amici di Camilla avesse l'abitudine di attraversare la strada con il rosso".
Si sta discutendo molte in questi giorni di come i media hanno raccontato la morte delle due sedicenni. Ed è giusto che sia così. Raccontare una storia che colpisce così tanto l'opinione pubblica non è semplice, cadere nella banalizzazione e in errori è semplice e nessuno ne è immune. L'inchiesta giudiziaria sta procedendo sui suoi binari e la dinamica dei fatti al momento sembra sufficientemente chiara: possiamo evitare di parlare di una morte per gioco.