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Opinioni

“Il Tmb Salario non riaprirà mai più”: Raggi rassicura i cittadini, ma quando gli atti concreti?

Nella sede del III Municipio di Roma i cittadini hanno consegnato alla sindaca Virginia Raggi una lettera per chiedere tre impegni concreti sul futuro dell’area del Tmb Salario dopo l’incendio. La prima cittadina ha espresso rassicurazioni ma i cittadini insistono: “Vogliamo impegni e atti concreti”.
A cura di Valerio Renzi
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Ieri la sindaca di Roma Virginia Raggi si è recata in visita nel III Municipio di Roma dove ha visitato un nuovo centro antiviolenza, che si trova proprio alle spalle della sede municipale di piazza Sempione. Un momento che è stato anche occasione per un incontro con l'amministrazione di centrosinistra guidata da Giovanni Caudo e uno scambio di opinioni con l'Osservatorio No Tmb, che ha consegnato una lettera alla prima cittadina. Nella missiva, rivolta anche il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, comitati e cittadini che per anni – fino a quando non è andato a fuoco sprigionando una nube tossica sulla città – hanno sofferto convivendo con l'impianto di trattamento di rifiuti di via Salaria, chiedono di mettere la parola fine una volta per tutte su questa vicenda procedendo con il ritiro dell'AIA, ovvero l'autorizzazione che permette che il sito possa ancora essere destinato a ospitare un'impiantistica dedicata al trattamento e allo smaltimento dell'immondizia, oltre alla bonifica e al "cambio di destinazione d’uso dell’area da definire anche attraverso un vero percorso partecipato.

"L'idea è quella di destinare l'area a un centro direzionale. Non c'è in alcun modo da parte nostra, o da parte di Ama, la volontà di utilizzarlo come centro di trattamento o di stoccaggio, temporaneo o qualsiasi altra cosa sui rifiuti. – ha spiegato Raggi sollecitata dall'assessore Christian Raimo che per anni si è battuto contro l'impianto – È un'area che non doveva neanche essere aperta, è sbagliato il concetto di un impianto di trattamento rifiuti vicino alle case. Ce lo siamo ritrovati tutti quanti e la nostra idea era di arrivare a chiuderlo più velocemente possibile. Adesso con Ama stiamo lavorando sul post Tmb Salario, ma non c'è nessuna intenzione di riaprirlo ora capiremo con i tecnici quale strumento amministrativo utilizzare".

Parole che non bastano a chi per anni ha convissuto una puzza nauseabonda, preoccupandosi per la salute propria e dei suoi cari, e che ora non solo vuole vedere atti concreti, verificabili degli impegni annunciati dalla politica, ma chiede anche un risarcimento per il territorio. Spiega Christian Raimo a Fanpage.it il punto di vista dell'Osservatorio: "Il futuro dell'area va deciso assieme ai cittadini dopo tutto quello che hanno subito per colpa del menefreghismo delle istituzioni, e il ritiro dell'AIA è un atto che si può fare anche subito, ma serve la volontà politica. La sindaca ha preso degli impegni finalmente che hanno valore istituzionale, ma finché non vedremo fatti concreti e non rassicurazioni a parole continueremo a tenere alta l'attenzione: purtroppo i cittadini hanno imparato a loro spese che le promesse troppo spesso rimangano tali".

Così il presidente del III Municipio Giovanni Caudo: "Ieri abbiamo avuto la visita della Sindaca Virginia Raggi al Centro Antiviolenza che abbiamo aperto negli spazi al piano terra del Municipio, con ingresso in via Titano. È stata anche l'occasione per un colloquio istituzionale su diverse questioni ed emergenze. Ed è stata anche l'occasione per consegnarLe brevi manu il testo della lettera scritta dall'Osservatorio permanente municipale per la chiusura del TMB e inviata a tutti gli enti e i soggetti competenti per chiedere un atto che decreti la chiusura definitiva dell'impianto e la revoca dell'autorizzazione integrata ambientale".

Tmb Salario: il testo integrale della lettera consegnata alla sindaca Virginia Raggi:

Onorevole Sindaca,

Egregi tutti,

A oltre tre mesi dall’incendio dell’11 dicembre 2018 che ha interessato l’impianto di trattamento meccanico biologico di via Salaria 981 nessuna notizia ufficiale è stata data sulla gestione della fase post-incendio e nessun atto è stato emanato per la sua chiusura definitiva.

Lo scorso 4 marzo tutta la giunta municipale ha fatto un sopralluogo nell’area dell’impianto, al quale hanno preso parte anche i rappresentanti dei comitati e dei cittadini che formano l’Osservatorio permanente municipale per la chiusura del TMB. Dal sopralluogo, svolto con la guida del responsabile AMA degli impianti, sono emerse una serie di preoccupazioni per la gestione del sito e della fase post incendio.

Preoccupano in particolare la presenza ancora all’interno dell’area di circa 5mila tonnellate della Frazione organica stabilizzata (Fos); il permanere nell’area di rifiuti indifferenziati e dei liquami; la movimentazione di rifiuti per l’uso a parcheggio del piazzale.

Inoltre a due settimane dal sopralluogo, per l’ennesima volta, non abbiamo ricevuto aggiornamenti.

L’assenza di informazioni certe e la mancata comunicazione di piani per la gestione della fase post incendio rappresenta una mancanza grave e incute ulteriore sfiducia verso le istituzioni oltre a essere ovviamente un motivo di preoccupazione per la salute dei cittadini.

Al momento non risulta che alla Regione sia pervenuta una chiara e inequivocabile manifestazione di volontà di dismissione dell’impianto così da procedere con la revoca dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

La preoccupazione è che il permanere di questa autorizzazione possa consentire di riattivare in parte l’uso dell’area per il trattamento dei rifiuti, in particolare per quanto concerne le attività di trasferenza.

Si tratta di una eventualità che come cittadini e istituzioni riteniamo inaccettabile, ancora più dopo quanto accaduto. Ribadiamo, se ancora ce ne fosse bisogno, che il sito in questione è all’interno di una zona urbana – distante solo 50 metri dalle prime case, e 150 da un asilo nido – e quindi non risulta assolutamente idoneo per nessuna attività che preveda il trattamento o la trasferenza di rifiuti.

Al fine di evitare questo scenario, contro il quale ci opporremo con tutte le nostre forze, chiediamo che si proceda da parte del Comune di Roma con atti che stabiliscono la definitiva chiusura dell’impianto, che anche la Regione eserciti tutte le sue prerogative per procedere alla revoca dell’Aia in considerazione dello stato dei luoghi e di quanto accaduto con l’incendio e tenendo conto delle carenze gestionali che perdurano anche nella fase post incendio. Richiediamo che nel sito non entrino più rifiuti.

La stessa autorizzazione Aia, rilasciata con D.D. B 2520/11 della Regione Lazio, è attualmente ancora valida, nonostante la protesta quasi decennale di molti cittadini, che l’hanno contestata proprio in nome della palese incompatibilità della posizione con quei criteri di localizzazione atti a individuare le aree idonee e non idonee per gli impianti di gestione dei rifiuti, e nonostante fosse ancora in corso una revisione in una conferenza dei servizi ancora aperta quando è accaduto l’incendio, che doveva tenere conto delle proteste e della documentazione (tra cui la relazione Arpa del 16 dicembre 2018) sull’impatto del Tmb sugli abitanti delle zone circostanti.

Ipotizzando che all'epoca il rilascio dell'Aia si sarebbe giustificato a fronte di una situazione di emergenza, ciò risulta pur sempre un insulto alla salute pubblica ed all'ambiente. Un impianto di trattamento dei rifiuti all'interno del centro abitato non è mai ammissibile.

Per i cittadini sono stati anni di sofferenze durante i quali invece di programmare e mettere in atto un sistema impiantistico capace di superare il vuoto lasciato dalla chiusura di Malagrotta, si è sfruttato oltre ogni immaginazione il Tmb Ama di via Salaria 981. In questi anni il Tmb è paradossalmente diventato per l'amministrazione la migliore soluzione per la raccolta e il trattamento di rifiuti indifferenziati di Roma. Dapprima si è incrementata smisuratamente la quantità di rifiuti conferibile, poi si è aggiunta all’attività di trattamento quella di trasferenza, e in ultimo si è cominciato anche a fare stoccaggio. La stessa Aia è stata oggetto di modifiche ritenute “non sostanziali” (incremento quantità movimentate/trasferenza/stoccaggio), già classificate come “sostanziali” per altri impianti. Tutto questo ha comportato un funzionamento a dir poco problematico dell’impianto, come ha evidenziato la relazione ARPA del 16 novembre 2018, e come hanno documentato più volte ad esempio le relazioni dei lavoratori di Ama.

Si deve anche considerare che l'attività nell’impianto è stata probabilmente svolta senza una adeguata attività di analisi sulle emissioni prodotte dall’impianto. Più volte si è chiesta un’analisi approfondita dell’impatto non solo odorigeno del Tmb sulla salute degli abitanti delle zone circostanti.

C’è stata per anni una condotta tesa a negare qualunque problema dovuto ai miasmi e i diversi interventi, anche strutturali, effettuati non si sono rivelati né adeguati né efficaci.

In conclusione, le richieste che facciamo a ciascuno degli enti coinvolti sono:

a)  la revoca immediata dell’Aia, quale conseguenza della dismissione.

b) la definitiva rimozione dei rifiuti (tal quale, Cdr, Fos) dal sito di via Salaria 981. E comunicazione delle analisi ambientale che scongiurino qualsiasi ipotesi di contaminazione dovuta al prolungato stoccaggio di materiali diversi da quanto codificato e dai residui di combustione del rogo.

c)  Il cambio di destinazione d’uso dell’area da definire anche attraverso un vero percorso partecipato.

Certi di un riscontro da parte delle amministrazioni interpellate, porgiamo i nostri Distinti Saluti.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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