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Opinioni

Casal Bruciato: così è stato permesso all’estrema destra di costruire una ‘rivolta’ anti-rom

Com’è stato possibile che a Casal Bruciato l’estrema destra abbia potuto assediare una famiglia rom in casa sua? Da Torre Maura a Torrenova, passando per Casalotti e Casal Bruciato, queste organizzazioni si sono preparate il terreno per costruire la rivolta anti-rom e agire impunite, pur se nell’illegalità più completa.
A cura di Natascia Grbic
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Nei giorni scorsi molte persone hanno guardato allibite a quanto avvenuto a Casal Bruciato. La domanda più ricorrente è stata: "Com'è possibile che all'estrema destra sia permesso di aizzare alcuni residenti contro una famiglia, solo perché rom? Com'è possibile che CasaPound sia stata libera di minacciare delle persone, tra cui dei bambini, dicendogli ‘voi in casa non entrate'? Com'è possibile che le forze dell'ordine non intervengano e le istituzioni tentennino?". In realtà, non ci dobbiamo stupire più di tanto. Perché sono mesi che all'estrema destra viene permesso di fare qualsiasi cosa sul fronte ‘anti-rom'. E poco importa che questi militanti minaccino, insultino, e si permettano di dire che è giusto negare i diritti solo in base a un etnia. Che in base al colore della pelle stabiliscano chi debba avere o meno una casa. Un'impunità all'ombra dello slogan "prima gli italiani", in nome del quale sembra che si possa ormai agire indisturbati. Fortunatamente a Casal Bruciato la tensione è scemata: la famiglia ha deciso di rimanere e forse non rischia più di essere linciata mentre va a comprare il latte. E questo ci permette di provare a capire, in maniera più lucida, come è stato possibile che in via Satta sia successo tutto questo.

Torre Maura, la rivolta contro le famiglie di via Codirossoni

Torre Maura, 2 aprile 2019. Settantasette rom, di cui la maggior parte famiglie con bambini, vengono trasferiti nello stabile di via Codirossoni, nel quartiere di Torre Maura. La voce si è iniziata a spargere nel quartiere: alcuni residenti vanno davanti i cancelli dell'Ex Clinica, iniziano a parlare tra loro. Giungono sul posto anche i comitati di quartiere. E, poco dopo, arriva anche CasaPound. Megafono in mano, Mauro Antonini fomenta la rivolta: ed è a quel punto che gli animi si scaldano. Il pullman con i rom viene preso d'assalto, loro minacciati di morte, esplodono bombe carta, cassonetti vengono dati alle fiamme. Chi cerca di portare un pezzo di pane viene fermato e insultato. Il cibo è gettato per terra e calpestato. Le forze dell'ordine, presenti sul posto, lasciano fare. Le istituzioni cedono al ricatto dell'estrema destra e trasferiscono i rom in altri quartieri: alcune famiglie vengono smembrate, altri tornano nelle baraccopoli. L'unico a dire "Io so de Tore Maura e non so' d'accordo", è un ragazzino di 15 anni, Simone. Da solo ha zittito il leader di CasaPound: e, nonostante nessuno in quel momento gli abbia dato ragione, ha smosso qualcosa negli animi delle persone.

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Casalotti, la psicosi rom e lo spauracchio inventato dall'estrema destra

Casalotti, qualche giorno dopo. CasaPound, Lega e Forza Nuova, sull'onda della scia di quanto accaduto a Torre Maura, tentano la stessa operazione nel quartiere di Casalotti. Per giorni viene alimentata la psicosi: si parla di movimenti sospetti in alcuni stabili, di "zingari" trasferiti nella notte. Viene addirittura convocata una riunione per organizzare una manifestazione ‘contro la venuta dei rom a Casalotti'. In realtà nessuno aveva mai detto che i rom sarebbero stati trasferiti nel quartiere. Anzi: di fronte alle continue esternazioni dei partiti di estrema destra, Sergio Pazzelli, Presidente della Commissione III Politiche Sociali, ha dato anche una secca smentita. Ma loro hanno continuato. I rom non sono ovviamente mai arrivati.

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La famiglia rom cacciata dalle case popolari di Casal Bruciato

All'inizio di aprile viene assegnata una casa popolare a una famiglia rom nel quartiere di Casal Bruciato. Una settantina di residenti, fomentata da CasaPound, decide che lì "gli zingari non devono entrare". Spostano cassonetti per la strada, fanno barricate. I responsabili di CasaPound, dopo essere stati in diretta Facebook perenne da Torre Maura solo qualche giorno prima, corrono anche a Casal Bruciato. Anche in questo caso, le forze dell'ordine non intervengono: la famiglia rom, decide di tornare al campo da dove era venuta e rinunciare all'abitazione. Le istituzioni rimangono praticamente in silenzio e, dopo Torre Maura, la danno vinta un'altra volta all'estrema destra. Che capisce che può agire senza che nessuno gli dica nulla.

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Torrenova, estrema destra terrorizza ragazza madre davanti alle forze dell'ordine

Torrenova, 4 maggio. Una ragazza madre si trova dentro la sua abitazione con i figli, terrorizzata. Sotto, un coro di insulti. Alcuni residenti, guidati dal gruppo di estrema destra Azione Frontale, si sono radunati sotto casa della giovane e hanno iniziato a minacciarla. "Zingari, zingari, zingari di merda, voi siete zingari di merda". Lei ha paura a uscire. Le forze dell'ordine guardano la scena, anche in questo caso senza fare nulla. Dopo un po', i blindati se ne vanno, ma la folla minacciosa rimane lì a insultare. Le istituzioni non hanno proferito parola: come fosse legittimo e normale che una giovane mamma sia insultata mentre si trova a casa sua solo perché rom.

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Casal Bruciato, CasaPound e residenti minacciano famiglia rom in via Satta

Ancora Casal Bruciato. A una famiglia composta da quattordici persone viene assegnata una casa popolare in via Satta. Ma sono rom: CasaPound fiuta ancora una volta il potenziale di questa vetrina, e si getta a pesce sotto lo stabile. Molti militanti, qualche residente. Per tutto il giorno vengono urlate minacce e insulti alle persone asserragliate nella casa, che hanno paura a uscire. "Vi vogliamo vedere impiccati, vi bruciamo", sono alcune delle parole che si sentono in via Satta. Le forze dell'ordine non intervengono. Ormai, che si vada a dire ai rom che devono uscire da una casa anche se è legalmente la loro, è considerato normale. E di certo non ha aiutato il fatto che le istituzioni – almeno inizialmente – sono state silenti. Addirittura, quando Senada Omerovic ha provato a rientrare a casa con la bambina stretta al petto, è stata assaltata da residenti e militanti di CasaPound che volevano bloccarla. Le forze dell'ordine in assetto antisommossa, nonostante abbiano scortato la donna all'interno dell'abitazione, allo stesso tempo non hanno mosso un dito contro quella che è stata una vera e propria aggressione. Non solo: un militante di CasaPound si è permesso di dare delle "troia puttana schifosa" a Senada minacciandola di stupro. Il tutto è avvenuto davanti gli occhi degli agenti, che non lo hanno nemmeno identificato. Solo grazie ai giornalisti presenti, che sono riusciti a riprendere questa violenza nei confronti della donna, il militante di estrema destra è stato identificato e denunciato.

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La città ha aperto agli occhi grazie al coraggio di una famiglia

Ma in questa brutta vicenda, succede qualcosa: la famiglia rom non ha nessuna intenzione di lasciare la casa che gli spetta di diritto. E questo, se da una parte aumenta il livello di violenza nei confronti di Imer e Senada Omerovic, dall'altra aumenta anche il livello di solidarietà della cittadinanza. L'associazione Nonna Roma inizia a supportare personalmente la coppia e i suoi figli, passando anche la notte con loro. I movimenti per il diritto all'abitare lanciano un presidio di solidarietà a cui partecipano moltissime persone. Il Papa riceve la famiglia, la sindaca Virginia Raggi prende posizione e dichiara che "un sindaco deve stare accanto agli ultimi". Partono le staffette e le iniziative di solidarietà: CasaPound smonta quindi il suo banchetto e se ne va. Lascia qualche bandiera tricolore ai balconi delle case e torna nella sua sede, forse aspettando il prossimo pogrom anti-rom per gettarsi nella mischia. Ma in tutta questa bruttura, la vicenda di Casal Bruciato insegna una cosa: che, se non si resta a guardare, se si decide di farsi coraggio e non lasciare spazio a chi vorrebbe cancellare i diritti per farli avere solo a qualcuno, le cose possono essere diverse. Nonostante l'imbarazzante impunità di cui ormai l'estrema destra gode non solo a Roma, ma anche in tutta Italia.

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Giornalista dal 2013, redattrice alla cronaca di Roma di Fanpage dal 2019. Ho lavorato come freelance e copywriter per diversi anni, collaborando con vari siti, agenzie di comunicazione e riviste. Laureata in Scienze politiche all'Università la Sapienza, ho frequentato nel 2014 la Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso.
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