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Opinioni

Torre Maura, così Simone ha zittito in diretta il leader di CasaPound

Simone è il ragazzino di 15 anni che si è scagliato contro il leader di CasaPound, Mauro Antonini, a Torre Maura. In mezzo all’odio e a chi soffia sul fuoco della xenofobia, c’è una periferia che resiste e non cede al livore verso gli ultimi. E che rappresenta Roma nella sua essenza più bella e dignitosa.
A cura di Natascia Grbic
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"Io so de Tore Maura e non so d'accordo"

"Quello che sta a fa lei è una leva sulla rabbia della gente"

"A me sto fatto che bisogna annà sempre contro la minoranza non me sta bene. Non me sta bene che no."

"Secondo me nessuno deve esse lasciato dietro. Né italiani, né rom, né africani, né quarsiasi tipo de persona… Io so sicuro che sì."

"Io non c'ho nessuna fazione politica. Io so de Tore Maura"

Questo è Simone, 15 anni. Il ragazzino che da solo è andato verso il capannello di CasaPound – ormai da due giorni in perenne diretta Facebook da Torre Maura – e ha zittito il suo leader, Mauro Antonini.  Dopo quello che è accaduto molte persone hanno sentito un senso di sconforto nel vedere riversato tutto quell'odio xenofobo e razzista verso le famiglie rom che si sarebbero dovute trasferire all'interno dell'Ex Clinica. Una scena che forse rimarrà impressa nella mente, sono i manifestanti che assaltano il camion con i panini destinati alle persone che in quel momento si trovavano all'interno della struttura. "Dovete morire di fame", hanno urlato calpestando il pane. E via con saluti romani, insulti, e minacce di morte. Ma è successo che in mezzo a tutto quel clima di odio imbevuto di razzismo, un ragazzino di 15 anni di Torre Maura ha avuto il coraggio di andare – completamente da solo – a rovinare la diretta Facebook di CasaPound, che fino a quel momento era continuata indisturbata. "Io so de Tore Maura e non so d'accordo".

Torre Maura, a 15 anni contro CasaPound

"Quello che sta a fa lei – ha detto Simone rivolto ad Antonini – è una leva sulla rabbia della gente. A me sto fatto che bisogna annà sempre contro la minoranza non me sta bene. Non me sta bene che no. Secondo me nessuno deve esse lasciato dietro. Né italiani, né rom, né africani, né quarsiasi tipo de persona… Io so sicuro che sì". E alle persone adulte lì fuori che gli hanno iniziato a dare addosso, accusandolo di compiacenza con il "suo partito politico", lui ha risposto: "Io non c'ho nessuna fazione politica. Io so de Tore Maura". Questo è forse uno dei discorsi più lucidi sentiti in questi giorni su Torre Maura. E viene da un ragazzo di soli quindici anni, che è andato da solo contro chi da giorni alimenta l'odio e soffia sul fuoco dell'intolleranza e del razzismo. E a chi gli ha detto "Tu sei uno su cento", ha risposto semplicemente: "Si, ma io penso". La periferia di Roma è dura e difficile e, come abbiamo visto, piena di livore per chi sta messo peggio. Ma c'è anche una periferia che non si arrende all'odio e che non ha paura di dirlo. Stavolta si è manifestata nella figura di un ragazzo di 15 anni, quell'uno su cento che ha zittito CasaPound. Un barlume di speranza e che ridà dignità a una città che, purtroppo, sembrava averla persa. Uno a zero, palla al centro.

Cos'è successo a Torre Maura?

Il 2 aprile un tam tam di messaggi sui social ha iniziato a chiamare a raccolta i residenti di Torre Maura: alcuni pullman stavano portando nell'Ex Clinica di via Codirossoni delle famiglie rom in emergenza abitativa. Prima erano ospitate in una struttura del Comune di Roma. Dopo qualche minuto, centinaia di residenti si sono ammassati davanti ai cancelli dello stabile, tanto che è dovuta intervenire la celere per evitare che la situazione degenerasse. E, dopo poco, sono arrivati anche i militanti di CasaPound e Forza Nuova. "Non li vogliamo qui", hanno iniziato a dire i residenti, spalleggiati dai militanti di estrema destra. E, poco dopo, la situazione è degenerata. Urla, minacce di morte, cassonetti dati alle fiamme. Le immagini dei panini destinati alle famiglie rom che stavano dentro l'Ex Clinica calpestati con rabbia dai manifestanti, hanno fatto il giro d'Italia. All'interno della struttura, anche 33 minori: e, vista la situazione di pericolo fisico in cui si sarebbero potuti trovare, il Comune di Roma ha deciso di ricollocare le famiglie rom all'interno di strutture già esistenti. Attualmente, non si sa ancora dove. Il primo pullman, partito ieri sera, è stato preso a calci al grido di "Boia chi molla" e "Fascismo e rivoluzione".

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Giornalista dal 2013, redattrice alla cronaca di Roma di Fanpage dal 2019. Ho lavorato come freelance e copywriter per diversi anni, collaborando con vari siti, agenzie di comunicazione e riviste. Laureata in Scienze politiche all'Università la Sapienza, ho frequentato nel 2014 la Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso.
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