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Virginia Raggi si scaglia contro i manifestanti e fa autogol

Virginia Raggi ha attaccato duramente i manifestanti che sabato hanno invaso piazza del Campidoglio, per denunciare lo stato in cui versa la città e contro la sua amministrazione. Ma la sindaca ha commesso un clamoroso autogol: a manifestare c’erano molti elettori delusi del Movimento 5 stelle, e la piazza parlava la stessa lingua del MoVimento quando era all’opposizione.
A cura di Valerio Renzi
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Un attacco durissimo e anche un po' scomposto, quello di Virginia Raggi all'indirizzo delle migliaia di romani che lo scorso sabato hanno manifestato in piazza del Campidoglio contro la sua amministrazione, che sono stati accusati dalla prima cittadina di essere "orfani di Mafia Capitale", semplici pedine del Partito democratico e della vecchia politica, di provenire tutti quanti dai Parioli e dai quartieri del centro. Alle parole della sindaca è seguita la mobilitazione del Movimento 5 stelle a livello nazionale che mette nel mirino il quotidiano la Repubblica, invitando a boicottare il giornale: "Comprare Repubblica equivale a finanziare il Pd, meglio darli in beneficienza".

La verità, come spesso accade è però più complessa: è vero che il Partito democratico e le altre forze di centro sinistra hanno chiamato a raccolta i loro simpatizzanti, elettori e militanti in piazza del Campidoglio, ma è altrettanto vero che la manifestazione, anche sei in misura minore è stata attraversata anche dal centro destra. Ma soprattutto: bastava fare una passeggiata tra i presenti per parlare con tanti elettori delusi del Movimento 5 stelle, e con tanti comitati e cittadini provenienti dalle periferie della città. Altro che Parioli!

I dem, come da molto tempo non accadeva a Roma, sono stati in grado di intercettare un disagio reale, accompagnando una manifestazione nata effettivamente sui social network,  mobilitando la società civile che guarda con simpatia al centro sinistra. E questo è un campanello d'allarme pericoloso per Raggi e la sua maggioranza, che così attaccano a testa bassa.

La retorica sul degrado della città torna indietro ora come un boomerang. Perché gli argomenti utilizzati per far crescere la mobilitazione sono stati in gran parte gli stessi agitati dall'attuale maggioranza contro il sindaco Ignazio Marino: foto di cassonetti che tracimano immondizia, strade allagate per mancate pulitura di tombini e caditoie, strade zozze e bus rotti e in ritardo. Dopo due anni e mezzo la sindaca non può dare la colpa solo a quelli "di prima".

Questo accade quando si discute solo dei sintomi dei problemi, accapigliandosi e lanciando accuse di incapacità, corruzione e via dicendo, senza affrontare mai alla radice la malattia. Roma è una città in default nei fatti, per risolvere i problemi che attanagliano la vita quotidiana di chi la vive non serve postare sui social network le immagini del "degrado", serve pianificare un piano d'investimenti e assunzioni, più poteri e risorse. Una cura d'urto, i palliativi non servono a niente. Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle, al giro di boa di metà mandato, sono rimasti vittime dei loro stessi slogan.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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