L'aria è ancora irrespirabile. Se la puzza d'immondizia bruciata non si sente più in tutta la città, nei quartieri limitrofi al Tmb Salario il tanfo è asfissiante. L'incendio che ha devastato l'impianto di trattamento dei rifiuti di proprietà di Ama ancora cova sotto la cenere e dal capannone di 2000 metri quadri il fumo continua ad uscire. Ieri le rilevazioni di Arpa Lazio dicevano che non c'erano pericoli, ma la paura di diossina e veleni nell'aria è tanta, e bisognerà vedere i dati raccolti oggi, quando le polveri si saranno depositate verso il suolo.
Finita l'emergenza sul tavolo rimangono diversi interrogativi. Il primo: cosa è successo alle 4.45 della mattina di martedì 11 dicembre? L'incendio è stato provocato da un incidente o si tratta di un atto dolo? Perché le telecamere non funzionavano da venerdì 7 dicembre? Ieri c'è chi ha rispolverato anche la teoria del complotto contro l'amministrazione Raggi, ma rimane il fatto che la dinamica rimane ancora tutta da accertare: la procura di Roma ha aperto l'ennesimo fascicolo sul Tmb Salario, questa volta non per accertare reati di natura ambientale, ma per disastro colposo.
La seconda domanda è: che fine faranno le tonnellate di rifiuti (almeno 600 al giorno) che finivano nell'impianto che era diventato una sorta di discarica temporanea, utilizzato per tamponare la fragilità del ciclo dei rifiuti nella capitale dopo la chiusura di Malagrotta? Ieri dalla Regione Lazio, dopo le indicazioni date pubblicamente da Nicola Zingaretti, è arrivato un piano per dirottare l'immondizia di Roma in altri Tmb nelle altre province del Lazio. Ma potrebbe non bastare e si potrebbe dover portare i rifiuti fuori regione, ma ancora non è chiaro dove e soprattutto a quale costo. Ieri Virginia Raggi e Luigi Di Maio hanno chiamato il resto delle città e del Paese alla solidarietà con la Capitale che con il Natale, e l'incremento previsto di rifiuti di circa il 15% con le feste, rischia di finire sommersa dall'immondizia.
Terzo, ma non ultimo, quale futuro per l'impianto di via Salaria devastato dal rogo? I comitati, i residenti e il III Municipio di Roma non hanno dubbi: deve chiudere una volta per tutte. Già prima dell'incendio la sua presenza su un territorio densamente popolato era fortemente contestata per i miasmi che per anni hanno avvelenato i quartieri di Villa Spada, Fidene, Nuovo Salario. Ieri la sindaca Virginia Raggi non ha escluso la chiusura visti i danni, parlando dell'apertura di un centro per il riciclaggio e attività artigianali. Ma di certezze ancora non ce ne sono.