Il prossimo 10 novembre sarà il giorno più lungo per Virginia Raggi, quando è attesa la sentenza del processo che la vede imputata per falso. La sindaca è accusata di aver messo nero su bianco, in un documento indirizzato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, di aver scelto in autonomia la promozione di Renato Marra alla Direzione del Turismo. Una versione che sarebbe smentita dalle chat intercettate in cui secondo l'accusa la promozione del dirigente della Polizia Locale sarebbe stata istruita dal fratello e braccio destro di Raggi Raffaele Marra, all'epoca a capo del personale e arrestato successivamente con l'accusa di corruzione, e discussa ampiamente con la sindaca. Insomma Marra non si sarebbe attenuto a una semplice e “pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte”, come ha scritto nella memoria.
In caso di condanna il regolamento del Movimento 5 stelle è inequivacabile: Virginia Raggi si dovrebbe immediatamente dimettere. Lo ha confermato in più di un'occasione la diretta interessata e il leader Luigi Di Maio. È tornato a ricordarlo in un'intervista solo qualche giorno fa l'eterna amica-nemica Roberta Lombardi, che non ha risparmiato qualche frecciatina alla collega di partita. Quel che è certo è che per il MoVimento perdere la capitale, la prima grande amministrazione conquistata e la prima grande vittoria centrata prima dell'arrivo al governo, non è un buon segnale. Così, mentre in Campidoglio ci si occupa solo della normale amministrazione tenendo il fiato sul collo, ai piani alti dell'Olimpo pentastellato i big si interrogano su cosa sia meglio fare. Tirare dritto, magari ritirando l'utilizzo del simbolo a Raggi rischiando però un lento logoramento? Trovare un escamotage utilizzando gli organi di garanzia interni? Oppure andare al voto nella speranza che la concomitanza con le Europee del 2019 tiri la volata a una nuova vittoria?
Il 10 novembre il Pd in piazza
In tanto anche le opposizioni cominciano ad attrezzarsi per tornare in tempi rapidi al voto. Il Partito democratico ha convocato una manifestazione proprio per il prossimo 10 novembre, e sarà presente anche domani in Campidoglio quando a manifestare saranno i comitati civici organizzatisi a partire da un appello lanciato dalla pagina Facebook "Riprendiamoci Roma". Il centrosinistra dopo le vittorie in III e in VIII Municipio con il successo di alleanze civiche e larghe, potrebbe pensare allo stesso meccanismo anche per la prossima corsa verso il Campidoglio, ma in questo senso sarà determinante anche l'esito del congresso del Partito democratico: l'eventuale vittoria di Nicola Zingaretti senza dubbio favorirebbe lo schema di una coalizione Pd+sinistra+civiche con un candidato espressione della società civile.
Centrodestra: duello Lega e Fratelli d'Italia
Per quanto riguarda il centrodestra, che spera di tornare a governare Roma, non è un segreto la voglia di Matteo Salvini di avere un candidato leghista alla guida di una coalizione unitaria che tenga dentro Forza Italia e Fratelli d'Italia. Ma è proprio il partito di Giorgia Meloni a mettere un veto sul sogno del leader del Carroccio: la destra romana è determinata a mantenere la sua storica egemonia sull'alleanza nella capitale e a rivendicare per sé l'indicazione della candidatura a sindaco.