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Opinioni

Non solo Spada: ora torniamo a parlare di Ostia e della sua gente?

Serve tornare a parlare di Ostia e di chi la abita, dei problemi che vive e delle possibili soluzioni. Solo così si possono sconfiggere i clan e il loro potere.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo tutta questo bailamme, che dite se torniamo a parlare di Ostia e dei suoi problemi, ascoltando magari chi ci vive? Lo diciamo a noi giornalisti, alla politica, e a chiunque in questi giorni ha detto due parole sulla testata data da Roberto Spada a un giornalista di Nemo che gli chiedeva ragione dei suoi rapporti con Casa Pound.

Si può fare a partire dalla manifestazione di domani. Ascoltando le storie e le parole dei tanti e diversi che scenderanno in piazza, dedicandogli la stessa attenzione dedicata alla ‘capocciata' o alla campagna elettorale dei fascisti del terzo millennio. Non per sminuire i fatti gravissimi che sono accaduti, ma al contrario per non spegnere i riflettori e dare un contributo a risolvere i problemi di questo territorio. Perché Ostia non diventi il cliché di una narrazione negativa, stereotipo della periferia abbandonata dove sembra non esserci mai speranza.

Per farlo è bene lasciare a casa un po' di preconcetti. Predisporsi all'ascolto, con un po' di pazienza e provare a capire quali sono i problemi di chi abita a piazza Gasparri per esempio, nel cuore di Nuova Ostia. O delle migliaia delle persone che vivono all'Idroscalo, esattamente come nei borghetti e le baraccopoli raccontate da Pier Paolo Pasolini, che proprio qua è stato assassinato.

Quanti giovani e giovanissimi qui lasciano la scuola? E chi occupa una casa perché è costretto a farlo? I negozianti che pagano il pizzo perché non si riescono a ribellare? I clan del litorale sono sempre potenti nonostante gli arresti e le inchieste? Domande che dopo due anni di commissariamento a seguito dello scioglimento per mafia del X Municipio, sarebbero dovute essere al centro della campagna elettorale di tutti i partiti e del dibattito pubblico, invece ci sono entrate solo di sguincio.

I fatti di questi giorni raccontano che qualcosa non ha funzionato in questi due anni di commissariamento. Se molta attenzione è stata dedicata a ristabilire la legalità in alcuni settori, come le concessioni o l'abusivismo commerciale sulle spiagge, troppo poca invece è stata dedicata al coinvolgimento dei cittadini, che non sono stati protagonisti di nessun riscatto. E la legalità dietro di sé ha rischiato di lasciarsi alle spalle il deserto: senza progetti di rilancio dell'economia, di lungo respiro.

Percorrere il lungomare, o sarebbe meglio dire il ‘lungomuro'. Indagando palmo a palmo gli interessi economici (che si sono intrecciati spesso a quelli criminali) su stabilimenti e concessioni balneari. Sognando magari che l'accesso alla spiaggia possa essere di tutti  e che Ostia da qua possa ripartire, ma senza bisogno di isole artificiali e casinò. Ostia è un territorio depresso, mortificato, senza progetti, che ha smarrito la sua vocazione, la sua missione, come dicono politici e imprenditori nei loro discorsi.

E quando arriva la sera farsi un giro per Ostia e andare verso l'entroterra, dove i quartieri periferici di questa città nella città, Ostia periferia di Roma e centro di un altro luogo allo stesso tempo. Scoprire luoghi addormentati e spenti, dove non c'è niente. Chi abita dietro quelle finestre cosa pensa, cosa sogna, dove va a lavorare la mattina e a che ora riesce a tornare a casa la sera?

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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