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L’irriducibile Carminati dal carcere: “Sto bene, non mi manca nulla”

Massimo Carminati, l’ex terrorista nero ritenuto dagli inquirenti essere a capo di Mafia Capitale, ha ricevuto oggi in carcere la visita del deputato del Pd Davide Mattiello: “Sto bene, non mi manca nulla. Grazie per la visita”, così avrebbe detto il boss. Carminati si trova detenuto a Parma in regime di carcere duro 41 bis.
A cura di Valerio Renzi
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Il deputato democratico Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia e una lunga storia nell'associazionismo contro la criminalità organizzata, si è recato ha visitare in carcere Massimo Carminati, l'ex Nar ritenuto dagli inquirenti il boss di Mafia Capitale. "Sto bene, non mi manca nulla. Grazie per la visita", così Carminati all'esponente del Pd recatosi presso la casa circondariale di Parma dove è detenuto dal giorno di Natale. Carminati conferma ancora una volta il suo atteggiamento da "duro", già raccontato dalle guardie carcerarie di Rebibbia: calmo e imperturbabile si comporta da vero boss.

Arrestato il 2 dicembre scorso assieme ad altre 36 persone Carminati è prima stato trasferito dal carcere romano di Rebibbia a quello di Tolmezzo, in provincia di Udine. Dopo che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha deciso di accogliere la richiesta degli inquirenti di applicare a Carminati il 41 bis, ovvero il carcere duro applicati a mafiosi e terroristi pericolosi e irriducibili, il boss di Roma Nord è stato nuovamente trasferito nel carcere di Parma. Qui c'è un braccio attrezzato per il regime detentivo previsto dal 41 bis, non a caso sono "ospiti" del penitenziario mafiosi del calibro di Toto Riina.

Il Tribunale del Riesame in tanto ha confermato l'aggravante di associazione mafiosa, il famigerato 416 bis, per gran parte degli imputati, così come la custodia cautelare in carcere per i principali protagonisti dell'organizzazione, tra cui il ras delle cooperative Salvatore Buzzi. In particolare Carminati, ex terrorista dei Nar in stretto rapporto con elementi di spicco della Banda della Magliana, è ritenuto essere il crocevia degli affari della cricca: dalle mani sugli appalti pubblici alle estorsioni, dai rapporti con i politici di centro destra e centro sinistra a quelli con altre organizzazioni criminali.

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