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Le mani di Mafia Capitale sugli appalti pubblici

Mafia Capitale faceva affari e guadagnava grazie alle commesse pubbliche. Da Eur Spa, all’Ama al Campidoglio tutti gli uomini a libro paga della banda di Carminati dentro le istituzioni e le aziende pubbliche.
A cura di Valerio Renzi
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Carminati e Buzzi erano di casa in Campidoglio, anche se il primo per motivi di opportunità evitava di presentarsi. Il boss nero della Mafia Capitale assieme ai suoi sodali, e in particolare al presidente della cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi, era in grado di influenzare scelte e nomine di Palazzo Senatorio, assicurandosi denaro e amicizie. Un'attività di lobbying imponente fatta di incontri, cene, telefonate e soprattutto tanti caffè "informali" con i quali Carminati faceva il punto della situazione.

Riccardo Mancini, già sotto inchiesta con un fedelissimo di Carminati il commercialista Marco Iannilli per le tangenti sui filobus, era l'uomo della banda dentro Eur Spa. Dato sempre molto vicino al sindaco Alemanno, anche lui proveniente dall'estrema destra, da quello che si apprende dalle intercettazioni almeno per un primo periodo Mancini percepisce direttamente "la stecca" dalla banda. Poi qualcosa si incrina e per riportarlo alla ragione e mantenere gli accordi sarebbe lo stesso Carminati a incaricarsi di pestarlo: il boss lo disprezza, lo chiama "il maialone" o "il cicciottone". Deve stare al posto suo, Mancini è "un sottoposto" dice Carminati, molto preoccupato quando questo viene messo sotto inchiesta e poi arrestato, tanto da imporre un suo legale di fiducia. Ma all'interno di Eur Spa non c'è solo Mancini. Carlo Pucci viene nominato da Mancini direttore del marketing e da qui vigila sull'attività di Mancini in favore dell'organizzazione criminale, in cambio a quanto appurato dagli inquirenti di una tangente.

Negli anni di Alemanno il sodalizio criminale prospera. Il gruppo Eriches-29 giugno, facente riferimento a Salvatore Buzzi si aggiudica importanti commesse da Ama, e dal Campidoglio la costruzione di uno campi nomadi voluti da Alemanno, quello di Castel Romano, e la gestione di diversi campi di accoglienza all'interno "dell'emergenza Nord Africa". "Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga", dice lo stesso Buzzi in un'intercettazione. E ad aiutare Buzzi c'è Luca Odevaine, ex braccio destro di Veltroni che dalla sua poltrona al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, riesce a orientare le scelte dei siti per i centri di accoglienza in favore di Buzzi.

Tutti gli uomini di Mafia Capitale in Campidoglio

A fare gli interessi di Carminati e Buzzi in Campidoglio sarebbe soprattutto il consigliere Luca Gramazio, che incontra più di una volta i due anche con il padre il senatore Domenico Gramazio. Dalle carte dell'ordinanza emerge la pesante opera di lobbying del gruppo nei confronti dell'amministrazione quando, in occasione dell'approvazione del bilancio 2012 e 2013, non solo Buzzi chiede con insistenza che le voci riferite alla sua cooperativa non vengano decurtate, ma si interessa per mettere le mani su quasi un 1 milione di euro tra fondi destinati ai minori migranti e al verde pubblico. Buzzi gira e briga di continua, controlla e telefona. Corteggia Alemanno e i suoi uomini, incassati gli emendamenti organizza tavoli e cene elettorali, a cui il braccio destro di Alemnano Antonio Lucarelli si premura sia presente, versa denaro per la campagna elettorale del sindaco

Anche negli uffici del Campidoglio la Mafia Capitale ha i suoi uomini. A cominciare dall'Ama dove la banda tratta direttamente con il numero uno Franco Panzironi che, secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto anche tangenti girate alla Fondazione Nuova Italia e alla Fondazione Alcide De Gaspari. Da Ama Buzzi si assicura gli appalti per la differenziata e la raccolta delle foglie, oltre ad un altro affare milionario ancora non identificato. Dentro Ama il gruppo riesce a far nominare Giovanni Fiscon Direttore Generale. C'è poi Claudio Turella, funzionario del Comune di Roma che avrebbe agito favorendo il gruppo nel suo ruolo di responsabile del servizio Programmazione e Gestione Verde Pubblico, naturalmente secondo gli inquirenti in cambio di denaro. Sarebbe ad esempio proprio Turella a chiedere a Rossana Calistri, altra dipendente comunale, di interessarsi affinché vada tutto bene nelle commissioni di valutazione degli appalti.

Dall'era Alemanno alla giunta Marino, in cerca di nuovi "amici"

Se il sodalizio criminale di Carminati e co. aveva prosperato con Alemanno, non si butta certo giù di corda con il passaggio dell'amministrazione al centro sinistra. Capito che l'aria sta per cambiare in Campidoglio subito si cercano nuovi alleati. Ozzimo viene citato come "un amico", tanto che Buzzi darebbe indicazione di voto disgiunta per Alemanno come sindaco e Ozzimo come consigliere. L'assessore alla Casa di Marino dimessosi ieri dichiarandosi estraneo ai fatti, era molto quotato per andare a ricoprire l'assessorato alle Politiche Sociali. Nelle intercettazioni si parla anche del vicesindaco Nieri: Buzzi viene dal mondo della cooperazione sociale "rossa" e Nieri che, è stato già a lungo amministratore a Roma e nel Lazio lo conosce bene.

Buzzi e Carminati riescono a piazzare anche un uomo di loro fiducia a capo della Commissione Trasparenza. Si tratta di Giovanni Quarzo, per cui Buzzi organizza anche squadre di attacchini durante la campagna elettorale. Per farlo arrivare alla poltrona desiderata il gruppo organizza una complicata manovra politica che prevede anche l'uscita dal gruppo del Popolo delle Libertà di Quarzo, per poi farvi rientro. Nel centrosinistra Buzzi dice a Turella di essersi "comprato" il democratico Mirko Coratti, accusato di aver intascato una tangente da 150.000 euro.

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