Hanno passato un'altra notte in strada e, nonostante lo sgombero di ieri del presidio in piazza Madonna di Loreto, sono tornati qua, tra i Fori Imperiali e il Campidoglio a passare la notte. Sono i rifugiati eritrei di piazza Indipendenza. La polizia li guarda a vista, in molti stamattina si aspettavano un nuovo intervento e all'alba erano tutti svegli pronti al peggio. Invece la polizia è intervenuto alle 10.00, quando in molti si erano allontanati per svolgere le loro attività quotidiane, intimandogli di allontanarsi dai giardinetti.
Le forze dell'ordine gli avevano fatto divieto di montare tende e gazebo, così hanno dormito per terra, avvolti in tende e sacchi a pelo. Sono determinati a non sparire. A dare loro sostegno ci pensano gli attivisti di alcune organizzazioni umanitarie, dei centri sociali e di Baobab Experience, così come tanti altri membri della comunità eritrea a Roma. C'è chi porta qualcosa per coprirsi, un ristorante di cucina eritrea spesso e volentieri fa arrivare pasti caldi per tutti.
Ieri il personale della Sala Operativa Sociale di Roma Comune si è presentato alla sgombero con quasi 90 posti, 65 per uomini e 24 per donne, in delle strutture Sprar, come proposta per chi dorme per strada. Hanno rifiutato quasi tutti. Qui c'è già chi è passato per il circuito dell'accoglienza, in molti hanno lavori precari, la maggior parte conosce la lingua. Ma soprattutto i nuclei familiari non vogliono essere divisi.
"Moglie e figli da una parte te dall'altra come ti sentiresti? E se domani vengono e lo fanno a te?". Le telecamere di Fanpage.it hanno colto ieri questo dialogo tra una donna eritrea e uno degli operatori che alla fine ammette: "Lo so che non è giusto". Come a dire, non è giusto ma è quello che passa il convento, prendere o lasciare.
L'assessora Laura Baldassarre se la prende con le associazioni, parla di strumentalizzazioni e non dà nemmeno la dignità a questi uomini e donne di decidere da soli sul proprio futuro: "Mi auguro che tutti coloro che hanno diritto all’accoglienza presso le nostre strutture accolgano le proposte, senza cedere alle pressioni di alcune realtà che dimostrano di essere interessate più alla loro visibilità in piazza che a trovare soluzioni concrete". Tutta colpa dei volontari insomma.
E mentre la sindaca Raggi e il ministro Minniti studiano l'utilizzo delle caserme per tamponare l'emergenza abitativa e continuare con gli sgomberi, un gruppo di meno di 100 persone continua a rappresentare un problema che le istituzioni non riescono a risolvere, dialogando con una comunità solida e organizzata: e uomini, donne e bambini che dormono sotto le finestre del Campidoglio e di Palazzo Valentini, dove ha sede la Prefettura, continuano a rappresentare un cazzotto in faccia a tutta la città.