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Il Comune non sa più come liberarsi dei rom del Camping River: soldi alle famiglie per ospitarli

Entro il 30 giugno il Camping River sarà chiuso definitivamente. Così il comune di Roma mette mano al fallimentare piano di superamento dei campi rom per liberare la struttura: soldi per i rimpatri assistiti e per le famiglie che ospiteranno temporaneamente i rom.
A cura di Valerio Renzi
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A poco meno di un anno dagli annunci con cui la giunta di Virginia Raggi annunciava trionfalmente di star chiudendo i campi rom, non solo neanche uno di questi ghetti monoetnici è avviato verso la chiusura, ma il tanto sbandierato Piano appare sempre di più come un completo fallimento. Lampante è il caso del Camping River: unico "villaggio attrezzato" che sorge su un terreno privato preso in affitto dal comune, allo scadere della convenzione si decide per il "superamento" del campo. Il risultato? Il campo rom chiude formalmente, ma le famiglie rimangono nei container senza una soluzione realistica, mentre il River viene inserito in fretta e furia, con Monachina e La Barbuta, all'interno del piano di chiusura.

Fallito il tentativo di far uscire le famiglie che hanno firmato un patto con l'amministrazione, e con i requisiti necessari per usufruire dell'assistenza, grazie al contributo all'affitto, l'amministrazione tenta di aggiustare il tiro con una delibera di giunta in cui propone due nuove soluzioni per risolvere il pasticcio del River: erogare denaro alle famiglie per incentivare il rimpatrio assistito nei paesi di provenienza (fino a 1000 euro a persona e a 3000 a famiglia), o un assegno per ospitare temporaneamente le famiglie rom, da destinare a privati cittadini o a parenti residenti anche in altre città. Questo il contenuto della deliberazione n.70 della seduta del 17 aprile 2018 della Giunta Capitolina, che va ad integrare le disposizioni della precedente deliberazione sullo stesso tema.

"Roma Capitale ha attivato le procedure necessarie alla riappropriazione dei beni di sua proprietà presenti nel villaggio Camping River, liberi da persone e cose, nonché le misure per mantenimento, fino al 30 giugno 2018, della funzionalità degli impianti idrico e di potabilizzazione e del sistema di depurazione delle acque reflue domestiche, per garantire lo stato di salubrità dell'area, a tutela delle persone in condizioni di fragilità e dei cittadini che vivono nelle zone circostanti". Entro il 30 giugno il River deve essere liberato, poi rimane solo la strada dello sgombero. Due mesi per far "sparire" i rom del River, per allontanarli costi quel che costi, senza nessun processo di reale emancipazione dalla realtà di emarginazione che le famiglie vivono.

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