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Camping River: il campo rom non chiude, cambia solo nome (e a pagare è sempre il Comune)

Doveva chiudere il 30 settembre il campo rom ‘Camping River’ ma le famiglie potranno rimanere nei moduli abitativi: da “villaggio attrezzato” la struttura si trasforma in “struttura ricettiva temporanea” e pagare sarà sempre Roma Capitale, almeno per i prossimi sei mesi poi delle 120 famiglie che vi risiedono non si sa che fine faranno.
A cura di Valerio Renzi
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Il Camping River non chiude, cambia solo nome. Ecco l'incredibile epilogo per il campo rom (l'unico insediamento legale su un terreno privato per il quale il Comune di Roma paga un affitto) che la giunta di Virginia Raggi aveva deciso di superare a tempo di record. Dovevano essere le prove generali per l'applicazione del "Piano per il superamento dei campi rom", che dovrebbe riguardare in prima istanza i "villaggi della solidarietà" (l'eufemismo con cui Gianni Alemanno battezzò questi ghetti etnici) di Monachina e la Rustica. E se il buongiorno si vede dal mattino le cose non sembrano andare benissimo: il campo infatti non chiuderà, ma sarà solo virtualmente trasformato da "villaggio attrezzato" in "struttura ricettiva temporanea”. I moduli abitativi presenti all'interno dell'area saranno pagati sempre dal comune grazie ai fondi per il sostegno all'inclusione abitativa per i prossimi sei mesi. Cosa accadrà dopo nessuno lo sa, soprattutto perché è difficile immaginare che in sei mesi famiglie a reddito zero si trovino nella condizione di pagarsi un affitto a prezzi di mercato.

Nessuna rivoluzione dunque, ma l'ennesima toppa che non si occupa mai del buco: l'emarginazione di migliaia di cittadini rom, che le istituzioni continuano a perpetuare senza mai mettere a punto percorsi di fuori uscita dai campi che non siano simulazioni che funzionano solo sulla carta, o alla peggio immaginando soluzioni drastiche (come gli sgomberi o la chiusura) che rischiando solo di moltiplicare il problema degli insediamenti abitativi. Il futuro del Camping River è contenuto nella delibera 
 n. 201 del 15 settembre 2017, che recita come dal 30 settembre i circa 400 residenti risultati idonei dalle verifiche patrimoniali compiute dalla guardia di finanza (a Fanpage.it risulta la totalità dei nuclei familiari) potrà "utilizzare le misure di sostegno all’inclusione abitativa anche per l’accesso a strutture ricettive dirette all’ospitalità temporanea […] a decorrere dal 30.09.2017, data prevista per la chiusura del villaggio e fino al 31.03.2017. L’Amministrazione capitolina resta esclusa da qualsiasi responsabilità nei confronti della struttura ricettiva, sia in ordine al pagamento delle spese per l’ospitalità, che per la permanenza nella struttura medesima".

La denuncia arriva dall'Associazione 21 luglio, che da mesi monitora gli sviluppi del piano per il superamento dei campi targato Movimento 5 stelle. "Il modo in cui l’Amministrazione Comunale sta aggirando la questione, assume i contorni della mistificazione – ha commentato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – nei confronti delle famiglie rom del Camping River in primis, ma anche verso tutti coloro che avevano creduto in un reale superamento del “campo” attraverso un regolare processo di inclusione. 
Resta poi un nodo fondamentale da sciogliere: quale sarà il destino di queste famiglie allo scadere dei 6 mesi stabiliti nella Delibera visto che il denaro destinato alla loro inclusione sarà interamente speso per il loro mantenimento nell'insediamento Camping River?".

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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