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È già finita la tregua tra Virginia Raggi e il Partito Democratico

Dopo la drammatica giornata di ieri – con le cariche contro i lavoratori di Roma Metropolitane e le dimissioni del cda di Ama – sembra finita a Roma la tregua tra PD e M5s nella capitale. Ma il dialogo continuerà, per il bene della città e per interessi di partito, spostandosi in parlamento e nei ministeri.
A cura di Valerio Renzi
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Con l'inaugurazione del nuovo corso giallorosso a Palazzo Chigi, sarebbero dovuti cambiare anche i rapporti tra Partito Democratico e Movimento 5 stelle in Campidoglio. Ma mentre dem e pentastellati stringono un'alleanza alle regionali in Umbria, e alla Regione Lazio si discute di rimpasto con l'apertura al M5s benedetto dal governatore e segretario Nicola Zingaretti, in consiglio comunale a Roma la tregua è durata fin troppo poco.

Ieri – dopo le dimissioni del cda di Ama e le cariche contro i lavoratori di Roma Metropolitane – il PD è tornato a chiedere a gran voce le dimissioni della sindaca Virginia Raggi. La politica degli ultimi anni ci ha insegnato che l'amico di oggi può essere il nemico di ieri, che le alleanze si fanno e disfano nel giro di pochi mesi. Ma nel caso di Roma non può funzionare. L'ostacolo non è rappresentato dagli strali lanciati da una parte e dall'altra, figuriamoci: se Luigi Di Maio ha potuto dire "mai con il partito di Bibbiano" per poi allearsi poche settimane dopo con il PD, ci si poteva scordare delle reciproche accuse di incompetenza e corruzione.

Il problema per un siglare una tregua proficua tra Movimento 5 stelle e Partito Democratico in Campidoglio è tutto nei tempi: le elezioni sono vicine, ma non così vicine da costringere PD e M5s a stringere un accordo, che chissà se domani non possa arrivare per battere le destre. In più: il mondo di riferimento del centrosinistra è ancora disposto sulle barricate su tanti fronti nei confronti dell'azione dell'amministrazione Raggi, e riterrebbe incomprensibile un abbassamento dei toni, e il PD non ha nessun interesse a fare da stampella a un'amministrazione in difficoltà.

E proprio la questione dei rifiuti torna a essere il campo di battaglia, con una nuova emergenza alle porte e Nicola Zingaretti che nel suo ruolo di presidente della Regione Lazio ha prolungato l'ordinanza che consente lo smaltimento negli impianti delle altre province solo per altri 15 giorni. Dal ministero dell'Ambiente ancora nessun segnale da Sergio Costa, che negli scorsi mesi si era impegnato per favorire il dialogo tra Campidoglio e Pisana, e nessuno esclude che la situazione di Ama possa precipitare verso un commissariamento che porterebbe con sé anche la nomina di un commissario per il ciclo dei rifiuti a Roma.

Lo scontro sembra destinato a irrigidirsi nuovamente. Raggi aveva tentato la mossa di cedere alcune presidenze di commissione al PD. Proposta rimandata al mittente prima ancora che venisse presentata pubblicamente. Ma il dialogo continuerà, magari lontano dall'Aula Giulio Cesare, per spostarsi nelle stanze di ministeri e parlamento: per affrontare alcuni dossier cruciali per il futuro della città e presentarsi di fronte ai cittadini con un bilancio positivo alla fine di cinque anni di governo, la sindaca ha bisogno della mano tesa del Governo amico, e il PD ha tutto l'interesse a presentarsi come il rappresentante degli interessi della città. Ma soprattutto: chi ha voglia di trovarsi a governare una città fallita e sull'orlo del baratro? Per il bene della città, e per interesse di partito, PD e M5s saranno costretti a dialogare nei prossimi mesi.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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