Non abbracciatevi, tenetevi a una distanza di sicurezza di almeno un metro, non partecipare a eventi pubblici ed evitare i luoghi affollati. Sono alcuni dei sette comportamenti che la Regione Lazio invita i cittadini a tenere per limitare la diffusione del nuovo coronavirus a Roma e negli altri comuni della regione. A ieri sera i casi accertati nel Lazio sono stati 22, di cui due pazienti ormai negativizzati, ma la paura è che nelle prossime ore il contagio possa allargarsi portando così alla certificazione dell'esistenza di un nuovo focolaio.
Scuole e uffici rimangono per ora aperti. Ma quanto possiamo modificare i nostri comportamenti individuali in una città dove per muoversi non è possibile pensare di farlo per molti senza utilizzare il trasporto pubblico? Bus e metro, soprattutto per chi lavora o va a scuola nei quartieri più centrali della città sono una scelta obbligata. Nonostante in molti stiano privilegiando i mezzi di trasporti privati per compiere molti tragitti, questo non sempre è possibile e nell'ora di punta si viaggia in piedi come sardine.
Possiamo scegliere di salire uno per volta in ascensore (come consiglia il vademecum della Regione Lazio), possiamo rinunciare ad andare a un concerto, ma per uno studente non è possibile assentarsi dalla classe senza giustificazione o per un impiegato non andare in ufficio. Roma continua a vivere così in una realtà sospesa. I cittadini è giusto che tengano dei comportamenti individuali responsabili, soprattutto che si interfaccino con le autorità sanitarie in caso di sintomi compatibili con il Covid-19, ma al momento vivono la strana situazione che gli viene chiesto di cambiare la loro vita privata senza che la vita produttiva e collettiva della città venga modificata. Ad esempio al momento si registra la cancellazione solo di alcuni eventi considerati più a rischio, come la maratona di Ostia che si doveva tenere sabato 7 marzo o convegni e appuntamenti internazionali, ma per il resto concerti e spettacoli rimangono – comprensibilmente in mancanza di indicazioni da parte istituzionali – in cartellone.
La capitale attende di sapere se potrà continuare con la sua vita in modo quasi normale o se si dovrà rassegnare a interrompere la sua quotidianità per almeno due settimane. Ma tutte le previsioni e le curve di contagio ci parlano dell'inevitabilità dell'arrivo di un punto in cui la normalità andrà interrotta. È bene che i romani si preparino, senza panico, ma con la serenità di stare facendo la cosa giusta per tutelare la salute collettiva. Quello che ci aspetta non è un evento apocalittico ma un'epidemia da arginare per risparmiare uno stress pericoloso al nostro sistema sanitario (i posti di terapia intensiva non si moltiplicano con facilità e gli ospedali nella zona rossa già sono in grossa sofferenza) con conseguenze gravi in particolare per i cittadini più deboli ed esposti.