C'è una favola che qualcuno racconta: quella di Roma che nessuno voleva governare. Da Matteo Renzi che ha schierato l'agnello sacrificale Roberto Giachetti al centrodestra diviso e senza idee. Troppi debiti, 13 miliardi da restituire allo Stato, e troppe macerie da ricostruire dopo Mafia Capitale. "C'è un complotto, ci vogliono fare vincere Roma", urlava Paola Taverna qualche mese fa tra le risate di molti. Proprio nessuno, tranne il Movimento 5 Stelle, voleva vincere a Roma. E ora la nuova sindaca, Virginia Raggi, dovrà fare i conti con la città più complicata d'Italia e con le promesse fatte ai cittadini.
Si, perché adesso ci sarà da rispondere con i fatti a quei romani che domandano sicurezza e decoro nelle periferie, ai tassisti a cui ha promesso di sistemare Uber, ai dipendenti dell'Atac che fanno gli scioperi proprio quando gioca l'Italia, ai "palazzinari" che non sono scomparsi per incanto, alle buche che dovranno essere riparate e alle mafie che ancora comandano in alcuni quartieri della Capitale. Sullo sfondo un debito da fare invidia ai più ricchi sceicchi arabi: tra i 13, e i 14,5 miliardi di euro. Soldi da restituire allo Stato a un tasso di interesse elevato che Raggi vuole rinegoziare con il governo, con Renzi che certo non sarà morbido con la sindaca a 5 Stelle. La prima delibera di Virginia Raggi a Roma, come ha dichiarato lei stessa in televisione, sarà “un audit sul debito, sul mostruoso debito di Roma capitale creato dalle precedenti amministrazioni. Vogliamo sapere per quale motivo i romani pagano 200 milioni di euro di interessi l’anno”. Questo il primo tema su cui l'avvocatessa 37enne si giocherà già buona fetta della sua credibilità.
Se la sindaca e il Movimento 5 Stelle riusciranno a cambiare tutto, dalla macchina amministrativa ai rapporti di potere nella Capitale, avranno vinto la loro scommessa. Altrimenti fra due anni si tornerà a votare. Ed è proprio questa la speranza che si sussurra nei corridoi e nelle stanze del Pd romano. Due anni per ricostruire l'opposizione e attendere il fallimento della grillina.
Le sfide di Virginia Raggi: dai rifiuti ai trasporti e alla sicurezza
Riorganizzare le società municipalizzate, dall'Ama che gestisce la raccolta dei rifiuti all'Atac che si occupa dei trasporti, è il primo grande scoglio che Raggi dovrà superare. Un ostacolo sul quale tutti i sindaci hanno fallito e le aziende del Comune sono diventate negli anni serbatoi di sprechi e rapporti clientelari. Chi ha provato a riorganizzarle, vedi Ignazio Marino, è stato fermato da scioperi e proteste a valanga. Cavalcare il malumore dei dipendenti è facile, mentre cambiare davvero le cose è molto più difficile. Come sarà difficile intervenire e riorganizzare i dipendenti pubblici, tra cui anche i vigili urbani. Anche in questo caso è molto semplice aderire alle loro proteste, mentre lo è meno eliminare sprechi e privilegi all'interno dell'amministrazione. Se ci riuscirà, Raggi avrà vinto la sua battaglia.
Sarà difficile anche fare i conti con i costruttori romani, i "palazzinari" che hanno costruito anche durante gli anni del "modello Roma" di Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Giovanni Caudo, stimato professore di Urbanistica di Roma Tre e assessore alla trasformazione della giunta di Ignazio Marino, ci aveva messo tutte le buone intenzioni. Poi si è scontrato con la macchina amministrativa del Comune, con "un dipartimento che sembrava gestito dall'esterno". Riuscirà nell'intento Paolo Berdini, il nuovo assessore all'Urbanistica, un uomo di sinistra e capace, a parole almeno, di fronteggiare i costruttori?