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Virginia Raggi sale sulla ruspa di Salvini: tolleranza zero contro occupanti di casa e rom

Sgombero del Camping River e niente casa agli occupanti: l’amministrazione di Virginia Raggi sembra essere sempre più allineata sulle posizioni del titolare del Viminale Matteo Salvini. La prossima settimana l’incontro tra la sindaca e il ministro dell’Interno: “C’è troppa confusione e ci sono troppi soldi pubblici spesi male per i campi rom”.
A cura di Valerio Renzi
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Al Camping River le famiglie rom rimaste attendono lo sgombero dall'area dove hanno vissuto per tredici anni. Superato lo choc di vedere portati via o distrutti i container che erano la loro casa, si preparano a tornare a vivere in strada, in insediamenti abusivi. Un destino che al momento sembra ineluttabile. La vicenda della chiusura del campo rom di Camping River, è lo specchio del fallimento e della debolezza del Piano di superamento dei campi rom, annunciato come un grande risultato ancor prima che fosse operativo. Mentre la sindaca esulta per 13 persone rimpatriate volontariamente in Romania, i docenti della vicina scuola di Labaro chiedono di garantire almeno la continuità didattica per i loro alunni.

La settimana prossima è previsto un vertice tra Virginia Raggi e Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno ieri è tornato a parlare proprio dei campi rom della capitale. "Ne parlerò con il sindaco Raggi, c'è troppa confusione e ci sono troppi soldi pubblici spesi male per i campi rom", ha spiegato Salvini, per aggiungere: "Andrò fino in fondo per sapere all'interno dei campi rom chi paga le tasse, chi manda i figli a scuola, chi ha la macchina assicurata, che fa la dichiarazione dei redditi, chi ha un lavoro".

E all'appuntamento con il titolare del Viminale, l'inquilina del Campidoglio vuole arrivare esibendo lo sgombero definitivo del River, che potrebbe avvenire già lunedì, visto che l'ultimatum di 48 ore lanciato con un'apposita ordinanza comunale è già scaduto da un pezzo. Ma la gestione dei campi rom non è l'unica questione su cui il Movimento 5 stelle romano, sembra essere pronto ad allinearsi sempre di più agli alleati nel governo nazionale. C'è ad esempio il tema dell'emergenza casa e delle occupazioni. La scorsa settimana è saltato il tavolo di confronto sull'emergenza abitativa, che vedeva sedere insieme costruttori, movimenti per il diritto all'abitare e i sindacati degli inquilini.

Il punto di scontro che ha portato alla fine del tavolo di confronto è lo sblocco dei fondi ex-Gescal stanziati dalla Regione Lazio con la delibera 18 del 2014, rispondere all'emergenza casa. Il punto è la destinazione di 40 milioni già trasferiti a Roma Capitale, vincolati a rispondere all'emergenza abitativa, per trovare una soluzione a chi si trova in lista d'attesa per una casa popolare, ma anche per gli occupanti. E su questo l'amministrazione non vuole fare un passo indietro: niente casa agli occupanti, non importa se questo è stato l'unico modo per non vivere per strada. Il risultato? Pur di non prendere in considerazione le esigenze di occupanti e inquilini senza titolo è tutto fermo. Un paradosso in una città in cui l'emergenza casa ha proporzioni drammatiche.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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