Sta facendo molto discutere la vicenda che vede protagonisti una decina di giovani studenti del liceo Socrate della Garbatella, che nella tradizionale foto di fine anno, invece del classico ‘cheese', hanno deciso di fare il saluto romano a favore della macchina fotografica. Ma ancora di più sta facendo discutere la circolare trasmessa dalla preside dell'istituto Milena Nari a docenti e studenti: "Il saluto era stato fatto per puro intento giocoso. Ho fatto riflettere sul l'inopportunità del gesto, mi sono rivolta poi direttamente all'ufficio ispettivo e vi trasmetto quanto ho imparato, ovvero il saluto fascista non è reato se è commemorativo e non violento. In tal senso va inquadrato tra le libertà di espressione e di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantite".
Parole che hanno scatenato un putiferio, e ora i ragazzi coinvolti rischiano la bocciatura. Sul caso è intervenuto l'Ufficio Scolastico Regionale, e 35 docenti hanno firmato una lettera contro la loro dirigente scolastica: "È incompatibile con la nostra Costituzione qualsiasi gesto che richiami al fascismo. E tanto più riteniamo inaccettabile che ciò si verifichi nel luogo che la Costituzione stessa elegge come agente formativo dei giovani, cioè la scuola. Di fronte a ciò non valgono minimizzazioni dell'accaduto motivate con la goliardia o la ricerca di cavilli legali volti a stabilire che il saluto fascista non sia un reato in alcuni contesti. Chi dirige il Socrate deve stigmatizzare la gravità del fatto e ribadire con chiarezza e fermezza i valori costituzionali che da sempre ne hanno ispirato l'azione formativa ".
Se questi ragazzi venissero bocciati, sarebbe un grave errore. Prima di tutto perché avverrebbe sulla spinta del dibattito mediatico, in secondo luogo perché sarebbe un provvedimento completamente inadeguato sia nel caso che si sia trattato di gesto compiuto quasi per gioco, sia nel caso ci trovassimo di fronte a ragazzi radicalizzatisi ideologicamente a destra. Nella prima evenienza bocciare non servirebbe di certo a far capire il portato simbolico di quel braccio teso, nel secondo non convincerebbe di certo questi giovanissimi a interrompere la loro militanza neofascista, anzi li farebbe autopercepire come vittime o martiri.
La dirigente voleva condannare il gesto e contemporaneamente evitare una sanzione pesante per i suoi studenti? Forse. Il risultato è stato un pastrocchio che finisce per sdoganare (se mai ce ne fosse bisogno) il fascismo come cosa normale. Pensare di combattere il razzismo, la diffusione di idee e organizzazioni neofasciste e neonaziste con la semplice repressione non può che essere miope e inutile. Servirebbe al contrario – e in particolare nella scuola – di una mobilitazione culturale che vada oltre le ricorrenze e le petizioni di principio. Ed è stato proprio questo l'errore della preside del Liceo Socrate: cercare una via d'uscita in punta di diritto per affrontare un problema che è sociale, culturale, politico e che proprio tra aule e banchi andrebbe affrontato in tutta la sua pienezza.
Ad averlo capito per fortuna sono gli studenti e le studentesse del liceo, con una lunga tradizione di mobilitazione e di antifascismo che chiedono chiarezza, ma non provvedimenti per i loro compagni coinvolti: "Quella che ritenevamo una battaglia comune e solidale con lo Stato (l'antifascismo ndr), oggi grava al Socrate solo su di noi. È troppo, nell'Italia che festeggia i settant'anni dalla costituzione antifascista nata dalla Resistenza, chiedere che un preside condanni il saluto fascista in una scuola pubblica? È troppo chiedere che non si tiri in ballo la libertà d'espressione verso un'idea che attenta quella stressa libertà? (…) Non vogliamo sanzioni o provvedimenti contro i ragazzi: vogliamo una presa di posizione, forte, netta, chiara, pubblica che ci renda di nuovo fieri di essere studenti, che non ci lasci soli nella nostra pratica quotidiana di democrazia".