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Lo sgombero dei rifugiati da Piazza Indipendenza

Sgombero rifugiati: in centinaia dormono all’aperto a piazza Indipendenza

Dopo lo sgombero dell’occupazione di via Curtatone centinaia di rifugiati hanno passato la notte nei giardini di piazza Indipendenza, mentre donne e bambini sono stati fatti rientrare (per ora) nello stabile. Una nuova emergenza nel centro di Roma, a crearla questa volta le stesse istituzioni.
A cura di Valerio Renzi
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Foto di Christian Raimo
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Sono tornati e in centinaia hanno passato la notte nei giardini di piazza Indipendenza. Sono i rifugiati e i richiedenti asilo del Corno d'Africa sgomberati ieri dal palazzo di via Curtatone a due passi dalla Stazione Termini. Nel palazzo di proprietà del fondo immobiliare Fimit per quattro anni avevano trovato un alloggio, per quanto precario, e qui hanno deciso di ritornare in molti dopo essere stati rilasciati dal centro d'identificazione della questura in via Patini.

Donne e bambini fatti rientrare nello stabile

C'è così una nuova emergenza nel centro di Roma. A crearla questa volta il ripristino stesso della legalità, che ha lasciato senza protezione centinaia di persone che hanno diritto all'accoglienza, senza un'alternativa se non la strada. Donne e bambini, gli ultimi a essere rilasciati dal centro d'identificazione, sono stati fatti rientrare nello stabile: nessuno sapeva dove metterli per dare loro un riparo.

Una situazione che rischia di esplodere e di cui ora l'amministrazione comunale dovrà assumersi in qualche modo la responsabilità. L'occupazione di Piazza Indipendenza, gestita dalle stesse comunità somale ed eritree che vi avevano trovato rifugio con il sostegno dei movimenti di lotta per la casa, era piena di bambini che andavano a scuola, di uomini e donne organizzatisi per non dormire in strada e rispondere alle più basilari esigenze di vita con cui  è possibile un dialogo da parte delle istituzioni.

I rifugiati non vogliono diventare uomini e donne invisibili

Cosa accadrà ora? Gli uomini e le donne di piazza Indipendenza sono determinati a non diventare invisibili, a non scomparire. Il comune di Roma, presente ieri con due operatori della Sala Operativa Sociale assolutamente impotenti di fronte alle dimensioni del problema e con la messa disposizione dei bus dell'Atac per il trasporto dei migranti, non sembra al momento avere un piano. Eppure gli operatori delle associazioni che si occupano della tutela dei diritti umani e dell'assistenza di chi vive per strada continuano a ripeterlo: a Roma non c'è nessuna emergenza. Basterebbe governare fenomeni dai numeri contenuti trovando soluzioni.

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