Virginia Raggi, secondo un copione che sembrava scritto parola per parola dai big del Movimento 5 stelle, ha detto "no" alla candidatura di Roma ai giochi olimpici del 2024. Una scelta arrivata dopo settimane di indecisione, che ha tenuto con il fiato sospeso tutti gli attori di una partita rimasta aperta fino all'ultimo minuto. Non è un mistero che la sindaca e i suoi più stretti collaboratori, abbiano tentennato nel dire quel no così netto. E questo per due ragioni fondamentali: prima di tutto il Comitato promotore era disponibile a rivedere per intero il progetto, rinunciando alle sue parti più discusse come il villaggio olimpico da realizzare a Tor Vergata. Il Movimento 5 stelle avrebbe potuto – e questo è un incontrovertibile dato di fatto – dettare le proprie condizioni su quasi tutto in cambio del sì. In secondo luogo Virginia Raggi avrebbe avuto a disposizione le risorse necessarie per governare.
Uno degli argomenti più forti utilizzati in questi giorni da chi avrebbe voluto il sì della sindaca è proprio questo: con i soldi stanziati per le Olimpiadi Roma sarebbe potuta ripartire. Ammodernare o terminare impianti sportivi abbandonati o che rischiano di restare cattedrali nel deserto (vedi "la Vela" di Calatrava), dare nuovo impulso all'economia, mettere mano al sistema del trasporto pubblico. Finanziamenti stanziati direttamente dal Governo per la città.
Solo qualche giorno fa il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, in uno degli interventi in quello stile diretto che lo hanno reso celebre ha dichiarato: "Da napoletano e da meridionale a governare altri 5 anni senza soldi dopo tutto quello che si stanno pigliando dal 1861, mi sono scocciato. I soldi o ce li date o ce venimmo a piglià. Io nun c’à faccio cchiù a governare Napoli senza soldi". Tolti i toni meridionalisti, l'intervento di de Magistris va al cuore di un problema che accomuna i sindaci di ogni schieramento politico: la mancanza di risorse, l'assottigliamento di trasferimento dallo stato centrale verso gli enti locali dettato dal patto di stabilità.
Ecco perché Virginia Raggi era tentata dal dire sì alle Olimpiadi, non per le promesse di guadagni futuri, ma per avere certezze di investimento fin da subito. Un ricatto bello e buono a cui la sindaca infine ha deciso di sottrarsi. L'abbia fatto per convinzione o perché costretta dall'establishment pentastellato poco importa in fondo, perché quei soldi per Roma continueranno a non arrivare. La domanda irrinunciabile però è: perché quelle risorse non vengono stanziate ugualmente? Serve per forza un grande evento per rilanciare la capitale del paese?