Il leader della Lega Matteo Salvini ha occupato la scena politica guidando una ruspa. "Ruspa!" contro i rom, gli immigrati, gli abusivi, gli occupanti. In una parola "Ruspa!" contro i poveri, contro chi non è in grado di garantirsi l'acquisto delle proprietà necessarie a condurre una vita considerata ‘decorosa'. Da un po' di tempo l'ex ministro dell'Interno non ha più il chiodo fisso di guidare un Caterpillar su e giù per l'Italia: non serve, la ruspa come modello di governo sembra essere entrato ormi nel Dna delle istituzioni. Un processo non ascrivibile esclusivamente all'azione di Salvini, ma a cui ha impresso una decisa accelerazione con il suo attivismo.
A Roma ad esempio è tutto uno rombo di ruspe. Sembra quasi che comandi e commissariati, vigili e poliziotti, facciano a gara a chi sgombera più insediamenti abusivi, a chi rade al suolo più baracche. Con tanto di video e comunicanti trionfanti sul ripristino della legalità. Degli uomini e delle donne, dei bambini e delle bambine che popolavano quelle abitazioni prima che venissero distrutte dalla ruspa non interessa a nessuno, completamenti assenti dalla scena. È il caso di un video pubblicato sulla pagina Facebook della Questura di Roma lo scorso 7 febbraio, che mostra la distruzione delle abitazioni di fortuna in zona Fidene. Stesso copione e stesso racconto per la distruzione di alcune baracche a Dragona avvenuto questa mattina ad opera dagli agenti della Polizia Locale. A ogni azione di questo genere politici e amministratori di ogni colore politico si intestano le operazioni di distruzione.
Mentre Virginia Raggi e Matteo Salvini litigano ogni giorno a mezzo stampa, con botta e risposta che seguono ormai sempre lo stesso copione -"Incapace", dice il leghista, "Non lavori mai?", risponde la prima cittadina del Movimento 5 stelle – le ruspe continuano a lavorare incessantemente nella capitale. E chi ha vinto la sfida sull'egemonia politica e culturale nel governo della città (e non solo) è evidente. Anche con la Lega all'opposizione in Campidoglio la povertà è trattata esclusivamente con un problema di ordine pubblico o di decoro della città. Non sono senza casa o disoccupati, oppure cittadini esclusi dall'accesso alla cittadinanza e quindi a una casa e una lavoro, si tratta semplicemente di invisibili abitanti di baracche e abusivi.
Lo scorso 20 dicembre un uomo di quarantacinque anni, Roman Herda, è morto avvolto tra le fiamme nella sua baracca sotto il viadotto dei Presidenti, a poca distanza da dove la scorsa settimana le ruspe si sono abbattute sulle baracche. È morto bruciato vivo dopo più di dieci anni di vita in strada. Sabato alle 10.00 nella parrocchia di San Mattia si terranno i suoi funerali. Le ruspe non sono invitate.