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Emergenza rifiuti Roma

Raggi, la monnezza e l’emergenza rifiuti: quando la propaganda è un boomerang

Il dibattito pubblico sulla crisi dei rifiuti a Roma è avvilente. Un clima da propaganda politica permanente dove i cittadini non sono chiamati a capire ma a tifare per una parte o per l’altro. Ma l’unico antidoto efficace contro gli appetiti dei soliti imprenditori della monnezza pronti a presentarsi come salvatori della città è un’opinione pubblica informate. E questo alla sindaca Virginia Raggi dovrebbe stare a cuore.
A cura di Valerio Renzi
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Poche decine di minuti fa Virginia Raggi – per rimediare alla figuraccia di ieri dove aveva accompagnato un camion di Ama fuori il sito sbagliato – si è recata fuori l'impianto Rida di Aprilia per mostrare come esso sia chiuso, nonostante l'ordinanza regionale emanata da Nicola Zingaretti gli imporrebbe di accogliere i rifiuti di Roma. Quello che non dice Raggi è che quello di Aprilia è uno degli otto impianti messi a disposizione dalla Regione Lazio con l'ordinanza firmata da Nicola Zingaretti e che, nonostante le prime resistenze, l'impianto da domani aprirà anche ai camion di Ama.

Questo modo di comunicare i problemi ai cittadini, di fronte alla situazione drammatica raggiunta nelle strade di Roma, è profondamente sbagliato. Non serve scansare da sé le responsabilità, evidenti per l'opinione pubblica quando da mesi la città è senza un assessore all'Ambiente e la crisi dei rifiuti si ripete ciclicamente, né esacerbare lo scontro politico con il Partito Democratico e Nicola Zingaretti. Il ciclo dei rifiuti di Roma è strutturalmente debole dopo la chiusura di Malagrotta. Servono investimenti, impianti e soluzioni transitorie che potrebbero anche essere impopolari. Va comunicata una prospettiva di medio termine che faccia sentire coinvolte istituzioni e cittadini in una battaglia comune per avere infine un ambiente più salubre, non avere più discariche, non incenerire e inquinare di meno.

Dire questo non vuol dire che è tutta colpa di Virginia Raggi. La crisi dei rifiuti viene da lontano e nessuno schieramento politico e soggetto istituzionale si può sentire esente dall'essere chiamato in causa. Spiegare questo però è cosa ben diversa da trasformare un problema enorme e complesso in materia da campagna elettorale permanente, una rissa da pollaio dove le ragioni si confondono e i cittadini, alla fine, vengono chiamati non a capire e a prendere decisioni ma a svolgere il ruolo di tifosi per una parte o per l'altra.

Al contrario avremmo un disperato bisogno di un'opinione pubblica informata. Che sappia cos'è un Tmb, che abbia un'opinione chiara sull'idea della Lega di riaccendere gli inceneritori in provincia di Roma, che insomma sia in grado di scegliere tra progetti al limite anche alternativi e confliggenti di come gestire il ciclo dei rifiuti. Fermarsi all'epifenomeno delle riprese dell'immondizia per strada o soffermarsi su un unico aspetto di una questione complessa per dire che è tutta colpa dell'avversario politico (come fa oggi Raggi), è avvilente. Non è solo una questione di bon ton istituzionale: ne va della qualità stessa della democrazia. Un'opinione pubblica informata, in grado di capire un problema complesso come quello del ciclo dei rifiuti, è l'unico antidoto efficace contro gli appetiti dei soliti imprenditori della monnezza pronti a presentarsi come salvatori della città, contro le lobby e gli interessi inconfessabili. E questo alla sindaca Virginia Raggi dovrebbe stare a cuore.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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