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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Ora siamo certi che qualcosa non torna nel racconto dell’omicidio di Mario Cerciello Rega

È passato poco più di un mese dalla tragica notte in cui il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è stato ucciso con undici coltellate dal 19enne Finnegan Lee Elder. Dall’indagine sul delitto è adesso emerso che nemmeno Andrea Varriale aveva con sé l’arma di ordinanza quella sera e che Rega non aveva con sé il tesserino identificativo.
A cura di Natascia Grbic
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Mario Cerciello Rega
Mario Cerciello Rega
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Anche Andrea Varriale non aveva con sé la pistola d'ordinanza la notte in cui Mario Cerciello Rega è stato ucciso. È quanto emerge dagli atti dell'indagine sul delitto del vicebrigadiere avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso a Prati, un elemento già anticipato subito dopo l'omicidio da Fanpage.it. Non solo: non è stato trovato né sul luogo del delitto né addosso al corpo del vicebrigadiere, il tesserino identificativo che Cerciello Rega avrebbe mostrato – secondo la ricostruzione fatta da Varriale – a Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder al momento dell'arresto. I video interni della stazione Farnese e un ordine di servizio ufficiale da mezzanotte alle sei confermerebbero che Rega e Varriale fossero in servizio la notte tra il 25 e il 26 luglio. "Ma anche se non fossero stati in servizio, è apprezzabile la condotta di un carabiniere che vede un ladro o una spacciatore e agisce – ha spiegato in conferenza stampa il comandante dell'Arma dei Carabinieri Francesco Gargano – Si può anche non essere in servizio, ma si rimane pur sempre un carabiniere". Questi nuovi dettagli però – Varriale senza arma e il mancato ritrovamento del tesserino di Cerciello – mostrano che qualcosa non torna nella ricostruzione di quella tragica notte.

Andrea Varriale senza arma la notte dell'omicidio di Cerciello

Il dettaglio dell'arma, emerso oggi, contraddice le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa seguita all'omicidio di Cerciello Rega. Lì era stato spiegato che Varriale non aveva sparato in aria perché la sua prima preoccupazione era stata soccorrere il collega, oltre al fatto che gli "spari in aria a scopo di avvertimento non sono previsti nella normativa". E quindi si presupponeva che il carabiniere avesse con sé l'arma, dettaglio che invece oggi è stato smentito. "Anche la mia pistola era nell’armadietto – ha spiegato Varriale ai magistrati – Eravamo in borghese con bermuda e maglietta e l’arma si sarebbe vista".

Le volanti in appoggio nella zona d'incontro con gli americani

Se neanche Varriale aveva l'arma con sé, la sicurezza dei due militari sarebbe stata garantita, come raccontato sempre in conferenza stampa, da quattro volanti in appoggio nelle immediate vicinanze. Pattuglie – non visibili per non pregiudicare l'operazione – che non sarebbero riuscite e fermare Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth durante la fuga perché l'albergo dove si sono rifugiati – il lussuoso Hotel Le Meridien – era distante appena 80 metri dal luogo del delitto. I due, quindi, si sarebbero dileguati in brevissimo tempo. Nessuno però è arrivato ad aiutare i due militari negli attimi immediatamente successivi l'accoltellamento, nonostante la colluttazione sia durata più di una manciata di secondi. Nella trascrizione della telefonata fatta da Andrea Varriale alla centrale operativa e pubblicata oggi da la Repubblica, sembrerebbe che il carabiniere non sappia di avere supporto nelle immediate vicinanze. Tanto che la prima autoradio inviata dalla centrale operativa non vede Rega e Varriale stesi per terra in via Pietro Cossa. Non sembra che Varriale sia consapevole di pattuglie d'appoggio presenti in zona.

Il ruolo di Sergio Brugiatelli

Secondo quanto dichiarato dall'Arma dei Carabinieri, Rega e Varriale non avrebbero avuto nessun rapporto con Sergio Brugiatelli, che avrebbero visto per la prima volta quella sera. Nell'informativa del Nucleo dei Carabinieri di via In Selci depositata in procura in vista del Tribunale del Riesame, è dichiarato che non sono stati riscontrati contatti telefonici tra i due carabinieri e Brugiatelli nell'anno precedente alla sera del delitto. E che, anzi, i due carabinieri non si fidavano di lui: lo testimonierebbero i messaggi WhatsApp che si erano inviati poco prima dell'incontro con i due americani. Secondo quanto riportato da un ex ufficiale dei carabinieri a Fanpage.it, l'uomo sarebbe stato però un informatore. Non un pesce grosso, ma qualcuno che ogni tanto dava indicazioni su chi stesse spacciando nella zona. E che per questo sarebbero intervenuti Rega e Varriale, in una zona che invece è di competenza della stazione Prati.

Le indagini sono ovviamente ancora in corso e quindi non è possibile dire con certezza cosa sia accaduto quella tragica sera. Per ora di certo c'è che Mario Cerciello Rega è stato ucciso con undici coltellate da Finnegan Lee Elder, 19enne californiano attualmente detenuto in carcere a Regina Coeli. Alcuni punti però, sono ancora avvolti nell'ombra. Con la speranza che vengano chiariti una volta per tutte alla fine delle indagini.

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