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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Carabiniere ucciso, la conferenza stampa sulle indagini: “Cerciello aveva dimenticato l’arma”

In corso la conferenza stampa sulle indagini relative all’omicidio del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega. Ad aprire l’incontro con la stampa il sostituto procuratore Michele Giarritta Prestipino, poi l’aggiunto D’Elia e il Comandante Provinciale Francesco Gargaro. Molti gli aspetti affrontati per chiarire diversi aspetti delle inchieste.
A cura di Redazione Roma
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È in corso nella sede del Comando provinciale di Roma illustrano la conferenza stampa presso la sede di via San Lorenzo in Lucina, sulle indagini sull'omicidio del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega, per cui sono stati arrestati  Christian Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder. Il primo intervento al titolare delle indagini il sostituto procuratore Michele Prestipino che ha cominciato il suo intervento esprimendo il dolore per la caduta di "un servitore dello Stato", la cui "grave perdita" è "insostituibile", parlando di "uno dei tanti che in silenzio e con sacrificio era orgoglioso della divisa".

Prestipino: "Interrogatori secondo termini di legge"

"Deve essere chiaro il senso di quello che è accaduto: è caduto un servitore dello Stato nell'adempimento del suo dovere: un dovere duro, essenziale e determinante per garantire l'esistenza dello Stato e garantire il rispetto della legge sempre e comunque", così Prestipino. Tuttavia ha sottolineato come "vi sono alcuni aspetti della vicenda che devono essere ancora approfonditi", accertamenti che "saranno condotti dal mio ufficio con scrupolo e tempestività". Il sostituto procuratore ha poi spiegato che gli interrogatori si sono svolti secondo i termini di legge, spiegando che la foto del sospettato Natale bendato in caserma è stato un gesto censurato e denunciato dalla stessa Arma che sta indagando: "Uno degli indagati è stato ritratto bendato, seduto. Il fatto è stato oggetto di segnalazione da parte della stessa Arma. I vertici hanno definito il fatto grave e inaccettabile. La Procura ha avviato le indagini per accertare quanto accaduto e definire le relative responsabilità. La Procura lavorerà senza alcun pregiudizio e con il rigore solito".

"Cerciello aveva dimenticato l'arma"

Il Comandante Provinciale dei Carabinieri Francesco Gargaro ha cominciato il suo intervento dicendosi "dispiaciuto" per come la stampa ha trattato l'omicidio del militare, esprimendo "disappunto per ombre e misteri sollevati sulla vicenda". Ha successivamente spiegato come interventi in borghese siano la normalità nella zona di Trastevere, aggiungendo di fatto come una dinamica simile (il così detto ‘cavallo di ritorno') sia una truffa che accade quasi quotidianamente nella città di Roma. Rispetto ai dubbi sulla dinamica dei fatti Gargaro ha sottolinea come i due carabinieri "non hanno potuto usare le armi perché sono stati sopraffatti subito, l'unico che avrebbe potuto usarla era Varriale non lo ha potuto fare perché sarebbe stato indagato se avesse sparato contro una persona che scappava". Perché Varriale però non ha sparato in aria? Alla domanda della stampa il Comandante ha risposto che la sua prima preoccupazione era "soccorrere il collega", oltre che "spari in aria a scopo di avvertimento non sono previste normativa". Cerciello da quanto reso noto dopo ulteriori sollecitazioni dei giornalisti però era disarmato, il motivo forse "una dimenticanza", vertici dell'Arma e inquirenti non forniscono una risposta chiara a questa domanda, visto e considerato che Cerciello sarebbe stato impiegato "in un servizio regolarmente comandato" ma "la pistola si trovava nel suo armadietto".

"Quattro pattuglie nei pressi del luogo dell'omicidio"

Rispetto invece alla presenza o meno di altre pattuglie in appoggio a Varriale e Cerciello Rega, il Comandante ha sottolineato che fossero quattro gli equipaggi nei pressi del luogo dell'incidente, che però non sono riuscite a fermare i due giovani in fuga. Alla domanda di Fanpage.it "perché le quattro volanti non sono riusciti a fermare gli aggressori", la risposta del Comandante è stata che "la distanza dall'hotel dove si sono nascosti viene è meno di 80 metri". Avrebbero quindi fatto in tempo a nascondersi nella loro stanza. Presumibilmente dunque nessuna delle pattuglie di appoggio erano in grado di intervenire in pochi secondi.

Voce di sospettati "maghrebini" da dichiarazioni Brugiatelli

"L'indicazione del fatto che fossero stati due maghrebini è stata data da Brugiatelli", il pregiudicato a cui i due giovani americani arrestati avevano sottratto il borsello ha chiarito Gargaro, "Ha parlato di due persone di carnagione scura, presumibilmente maghrebini – sottolinea -. Lo ha detto perché aveva il timore di dire che conosceva gli autori dell'omicidio. Non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si è scoperto l'antefatto". Brugiatelli dunque aveva mentito in una prima fase, quando chiede ai carabinieri di intervenire per recuperare il borsello, "dicendo invece la verità quando viene interrogato in serata".

"Carabinieri non conoscevano Brugiatelli"

Indicato in alcune ricostruzioni come confidente dei carabinieri, Sergio Brugiatelli non sarebbe un pregiudicato noto ai militari intervenuti: i suoi precedenti risalirebbero a dieci anni fa. "Non è una persona nota", assicura Gargara rispondendo alle domande di stampa che hanno chiesto chiarimenti in merito. Brugiatelli al momento si trova a piede libero ma è stato deferito alle forze dell'ordine.

"Elder armato all'appuntamento perché aveva paura"

Elder Finnegan Lee si era presentato all'appuntamento di via Cesi armato di coltello perché aveva paura. Così il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia: "Gli abbiamo chiesto se aveva visto se il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega fosse armato o no. E lui ha ammesso di non aver visto alcuna arma e neanche che il militare avesse cercato di prenderla. Lui non ha dato spiegazione del fatto che avesse portato il coltello dagli Usa, ma ha precisato che lo ha portato all'incontro perché temeva che gli potesse succedere qualcosa".

"Natale ha chiesto ‘ma è proprio morto?'"

"Mi chiedevano ma è proprio morto? Morto morto? Mi pare che fosse Natale a chiederlo", così procuratore della Repubblica di Roma, Nunzia D'Elia che ha condotto gli interrogatori. D'Elia ha chiarito che "successivamente ha avuto delle reazioni" e che "Finnegan inizialmente ha versato qualche lacrima". Entrambi i giovani durante l'interrogatorio apparivano lucidi, raccontando nel dettaglio cosa accaduto nella giornata, anche se apparivano reduci dall'utilizzo di sostanze.

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