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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Omicidio carabiniere, ex ufficiale della Stazione Farnese: “Una leggerezza andare disarmati”

Le rivelazioni di un ex ufficiale della Stazione Farnese a Fanpage.it sulla dinamica che ha portato all’omicidio di Mario Cerciello Rega. “Ecco perché Rega non era armato. Brugiatelli? È un informatore”, spiega l’ex militare in una testimonianza raccolta nella giornata di ieri, prima che fosse noto che il carabiniere assassinato non fosse armato.
A cura di Redazione Roma
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La ricostruzione contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Finnegan Elder Lee e Gabriel Natale-Hjorth, e le successive note diramate dai carabinieri sulla testimonianza resa da Andrea Varriale, il collega che si trovava con Mario Cerciello Rega al momento del suo omicidio, non hanno ancora fugato ogni dubbio sulla ricostruzione di quanto accaduto quella tragica notte.

Perché a Trastevere e poi fino in Prati intervento Cerciello e Rega? Perché da soli? Erano davvero armati? Perché Sergio Brugiatelli – pregiudicato che vive d'espedienti – dopo aver fatto da intermediario per un acquisto di droga interrotto da dei carabinieri non si fa problemi a chiedere il loro aiuto poco dopo? Brugiatelli era un confidente dei carabinieri?

Domande che non hanno ancora trovato una risposta unicova, e sulle quali sono intervenuti oggi durante una conferenza stampa il Comandante Provinciale dei Carabinieri Francesco Gargaro, il sostituto procuratore Michele Prestipino e il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia. Troppe le anomalie che portano a pensare che nella ricostruzione dell'antefatto dell'omicidio ci siano delle incongruenze, ed è lo stesso Prestipino a chiarire "che ci sono ancora elementi che devono essere approfonditi".

A confermarlo a Fanpage.it è un ex ufficiale in servizio a lungo proprio nella Stazione Farnese. "Loro stavano a Piazza Farnese, che ci sono arrivati a fare fino in Prati che è lontanissimo dalla loro zona di competenza senza che altri fossero avvisati?", spiega. Ma, secondo quanto riportato in conferenza stampa, Varriale e Cerciello sono intervenuti in zona Prati in quanto già avevano raccolto la denuncia di Brugiatelli del furto del borsello in piazza Mastai qualche ora prima, quindi, richiamati in causa dopo la telefonata di Brugiatelli al 112 in cui lo stesso informava i carabinieri della volontà dei due ragazzi americani di restituire il borsello sotto pagamento di un riscatto, hanno preferito non coinvolgere i colleghi di Prati, sia perché ciò avrebbe comportato un allungamento dei tempi, sia in virtù del fatto che avevano già raccolto la denuncia di Brugiatelli in piazza Mastai (per chiarezza dei lettori qui la ricostruzione di quanto accaduto dalle carte della Procura).

E sul ruolo di Brugiatelli non sembra avere dubbi: "Il pusher sicuramente era un informatore dei carabinieri", dice lapidario. Spiega però cosa intendiamo con informatore: esclude che dentro il cellulare ci potessero essere dati sensibili anche per i militari, spiegando che Sergio Brugiatelli sicuramente era un soggetto in grado di dare informazioni utili al controllo del territorio, ma che si trattava di un pesce piccolo, non in grado di accedere a nessun tipo d'informazione di importante caratura criminale. E allora forse meglio usare il termine "confidente". Tutt'altra storia rispetto a quanto riportato da Gargaro, che ha chiarito come i carabinieri intervenuti non conoscessero Brugiatelli, elemento con piccoli precedenti risalenti a 10 anni fa, che non sarebbe dunque da considerare "persona nota".

La valutazione stupisce, visto che è cosa nota come Brugiatelli stazioni quotidianamente nei luoghi di ritrovo degli sbandati in zona Trastevere. Nessun broker dello spaccio dunque, ma un soggetto che passando la vita in strada nel tentativo di svoltare la giornata è però in grado di fornire informazioni utili. Forse, proprio per questo, secondo la nostra fonte, si muovono disarmati: "Una leggerezza. Io anche quando fermavo l'ultimo ‘poverino' a me non me ne fregava un cazzo, tiravo fuori la pistola, ‘se vuoi mi denunci gli dicevo' ma adesso ti metti in ginocchio e le mani dietro la testa. Li perquisivo così".

E se il carabiniere ci racconta una prassi non certo consona e rituale, l'ex ufficiale non si capacità in ogni caso che non ci fossero carabinieri mobilitati sul luogo dell'appuntamento in grado di intervenire. In merito a questo è stato confermato che Cerciello ha "dimenticato l'arma nell'armadietto, o non l'ha portata con sé per motivi che solo lui conosceva". L'avrebbe avuta con sé invece Varriale: perché allora non la usa per minacciare Elder e non prova neanche ad estrarla? Cerciello viene ucciso con 11 coltellate, sferrate con un'incredibile violenza, tanto che la lama lunga 18 centimetri penetra fino al manico. L'aggressione mortale dunque dura almeno 15 o 20 secondi e, anche se Varriale era impegnato in una colluttazione con Natale la domanda se anche lui fosse disarmato sporge spontanea.

"Il carabiniere in questione prestava in servizio in divisa, solo nella sua zona di competenza, è andato in borghese e senza pistola, non era un operativo", aggiunge. Su questo punto Gargaro al contrario ha spiegato che il controllo in borghese delle strade è routine nella zona di Trastevere, che Cerciello e Varriale erano sicuramente in servizio e che sono entrati in azione con quattro pattuglie attive nelle circostanze del luogo dell'incontro di Prati. Pattuglie che però non riescono a fermare la fuga dei due giovani che riparano nell'hotel senza essere visti. Gazzelle e carabinieri che se presenti non è chiaro se fossero disposte in copertura dell'operazione condotta dal vice brigadiere e dal suo collega.

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