Case al gelo. Riscaldamenti che non funzionano o che funzionano male e a singhiozzo. Un Natale al freddo quello del 2019 per centinaia di famiglie, ma anche moltissimi anziani soli, nelle case popolari di Roma. Da settimane vanno avanti le proteste degli abitanti lasciati con i termosifoni spenti, in particolare nel quartiere di Casal Bruciato dove in più di un'occasione gli inquilini sono scesi in strada. Cittadini esasperati costretti a bloccare le strade con i cassonetti e a incendiare pancali di legno per farsi ascoltare. Ma proteste ci sono state anche a Villa Gordiani e in altri quartieri dove le case del comune di Roma sono rimaste al freddo come a Spinaceto e Torre Maura.
Nei quartieri della periferia dove il Movimento 5 stelle aveva promesso ai cittadini di voltare pagina e migliorare la qualità della vita, non solo la raccolta dell'immondizia e le condizioni del servizio di trasporto pubblico sono peggiorate, ma ora ci si scorda anche della manutenzione delle caldaia e di acquistare per tempo il gasolio necessario a farle funzionare. Che l'arrivo dell'inverno (per fortuna assai mite finora) sia una circostanza imprevista tanto da trasformarsi in un'emergenza, è davvero un paradosso. Ma siamo nella città che ha fatto dell'ordinaria amministrazione, come pulire le caditoie o tagliare gli alberi gesti eroici che la sindaca Virginia Raggi rivendica via social network come il risultato di erculei sforzi.
L'ultima volta che gli abitanti di Casal Bruciato sono scesi in strada è stato lo scorso 23 dicembre. Hanno chiesto ancora una volta ai dipartimenti competenti, a comune di Roma e al Municipio quando le caldaie avrebbero cominciato a funzionare a dovere. Ancora nessuna certezza. E già è mese e più passato al freddo dentro le case popolari.
A Roma la mancanza di programmazione e di risorse la pagano quelli che stanno più in basso. E non hanno diritto di passare neanche un Natale "normale" dentro casa.