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Opinioni
La morte dell'ultras Fabrizio Piscitelli a Roma

Mentre Diabolik riempiva Roma di cocaina c’era chi lo intervistava sul derby

In tanti e per troppo tempo, nonostante i precedenti e le numerose vicende giudiziarie in cui è stato coinvolto ne raccontassero la caratura criminale, hanno trattato Fabrizio ‘Diabolik’ Piscitelli come un normale interlocutore. Così, mentre inondava Roma di cocaina, il capo ultras e narcotrafficante rilasciava interviste sui media, gli stessi che conducono pressanti campagne per la “legalità”.
A cura di Valerio Renzi
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In 9 mesi, dal febbraio al novembre 2018, l'organizzazione criminale di Fabrizio Piscitelli avrebbe messo sul mercato della droga a Roma 250 chili di cocaina e oltre 4000 di hashish. Ai vertici del gruppo si trovavano il capo ultras degli Irriducibili della Lazio, assassinato lo scorso 7 agosto al parco degli Acquedotti, giustiziato con un colpo di pistola alla nuca, e Fabrizio Fabietti, broker che si occupava degli approvvigionamenti e di selezionare i ras della droga che nei loro quartieri vendevano al dettaglio lo stupefacente. Una valanga di droga dal litorale romano alla Bufalotta, dalla Romanina a San Basilio, da Tor Bella Monaca a Colli Aniene. Piscitelli e Fabietti vendevano a tutti, il primo occupandosi di organizzare una violenta batteria di riscossione crediti e il secondo facendo in modo che il flusso di stupefacenti non si interrompesse mai. "La devo dà a tutta Roma", diceva Fabietti intercettato, ed era vero: non c'è piazza di spaccio importante dove la droga del Grande Raccordo Criminale (come gli inquirenti hanno denominato l'inchiesta) non arrivasse.

E pensare che nonostante la caratura criminale fosse nota, il leader degli Irriducibili conosciuto come Diabolik non mancava di comparire in lunghe interviste sui giornali romani per dare la propria opinione prima del derby, o sull'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Mentre si premurava di non far mancare mai l'approvvigionamento sulla piazza romana, per un giro di affari stimato in circa 120 milioni di euro solo per il periodo delle indagini, Diabolik era un normale interlocutore per chi faceva finta di non vedere. Gli stessi giornali che tuonano contro le occupazioni abusive e il degrado portato dai poveri, facevano da tribuna all'uomo che ha fatto saltare con la sua scalata la pax mafiosa in città, al capo di un gruppo criminale che aveva buoni uffici con ‘ndrangheta e camorra e al leader di un gruppo ultras di estrema destra che grazie alla sua leadership in curva, guadagnava "rispetto" e "credibilità" anche fuori.

"Per l'approvvigionamento di droga sono coinvolti soggetti in contatto con clan di ‘ndrangheta. Soggetti che controllano la rete dei grandi grossisti. Tra questi spicca il nome di Piscitelli che era indagato prima di essere ucciso. C'erano soggetti che gli erano più vicini e altri che svolgevano attività di garanzia. Si tratta di un gruppo che non ha eguali in altre città italiane che operava a Roma Nord e che coinvolge criminalità sportiva, politica e narcotraffico. Tutto ruotava attorno a Piscitelli". A dirlo oggi in conferenza stampa il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino. E in tanti hanno fatto finta di non vedere quello che era evidente: Diabolik usava la sua leadership di capo ultras per fare affari criminali. Lo aveva fatto in passato e continuava a farlo scalando le gerarchie criminali fino a quando forse era diventato troppo scomodo. Ma in molti hanno fatto finta di non vedere.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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