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Mafia Capitale, arrestato il latitante De Carlo. Zingaretti sospende le gare d’appalto

Arrivano le dimissioni di Luca Gramazio, il capogruppo di Fi alla Regione Lazio coinvolto nell’inchiesta “mondo di mezzo”. Avrebbe aiutato la banda di Carminati a mettere le mani su un appalto da 60 milioni di euro. Nelle carte spunta anche il nome del padre, il senatore Domenico Gramazio. Intanto Nicola Zingaretti ha ordinato un’indagine conoscitiva interna su tutte le centrali appaltatrici della Regione.
A cura di Valerio Renzi
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Nuovo arresto nell'ambito della maxi-inchiesta "Mafia Capitale": il latitante Giovanni De Carlo, irreperibile dallo scorso 2 dicembre è stato arrestato questa mattina all'aeroporto di Fiumicino dai carabinieri dei Ros. De Carlo era l'unico dei 37 indagati nell'inchiesta "mondo di mezzo" ad essersi riuscito a sottrarre immediatamente all'arresto, dovrà rispondere dei reati di trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento con l'aggravante dell'associazione mafiosa.

Il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti intanto ha ordinato un'indagine conoscitiva interna per appurare se le mani del "sistema" siano arrivate anche alla Pisana. Un'inchiesta interna che riguarderà "tutte le principali centrali appaltanti della Regione quali: Asl, Ater, Centrale Unica e Dipartimenti per conoscere se società legate all'inchiesta abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici ed il loro esito". Zingaretti ha poi annunciato su twitter: "In attesa delle verifiche che ho disposto sulle gare della Regione, ho intanto chiesto la sospensione dell'assegnazione delle gare in corso". Intanto il Prefetto Pecoraro, che sta vagliando l'ipotesi di sciogliere il comune di Roma, ha fatto un appello dopo aver incontrato il primo cittadino in Campidoglio: "Marino deve avere la scorta, va protetto".

Gramazio e Quarzo di Forza Italia fanno un passo indietro

Alla fine sono arrivate anche le dimissioni di Luca Gramazio, il capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio, indagato nella maxi inchiesta per mafia che ha travolto la Capitale. "Ho comunicato ai colleghi la decisione di dimettermi da capogruppo – ha dichiarato Gramazio in una nota – per dedicarmi con tutto il mio impegno alla difesa della mia onorabilità e della mia storia politica, caratterizzata da coerenza, impegno sociale e lealtà: principi che mi sono stati insegnati e ai quali mi sono sempre ispirato. Mantenendo la mia posizione potrei alimentare facili e strumentali polemiche che, fatalmente, coinvolgerebbero anche il mio partito".

Gramazio è indagato dalla Procura di Roma per associazione di tipo mafioso, corruzione aggravata e illecito finanziamento. In particolare avrebbe aiutato la banda ha vincere un appalto da 60 milioni di euro bandito dalla Regione Lazio, molto probabilmente in ambito sanitario. Questo è quello che lasciano intendere nelle intercettazione Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, mentre parla con i suoi collaboratori Claudio Caldarelli e Claudio Guarany. Ma i rapporti tra Gramazio e la banda di Carminati risalgono già a quando era consigliere comunale durante l'era di Alemanno, a quanto riportato dalle intercettazioni dell'inchiesta Gramazio sarebbe intervenuto più di una volta presso lo stesso Alemanno per far avverare i desideri di Buzzi e Carminati. Nelle carte del procedimento spunta fuori anche il nome di Domenico Gramazio, il padre di Luca, chiamato in causa più di una volta per concordare la strategia da adottare.

 A lasciare oggi è stato anche Giovanni Quarzo, consigliere comunale di Forza Italia, anche lui indagato. "Rassegno le dimissioni da presidente della commissione Trasparenza del Campidoglio e mi sospendo da presidente del gruppo consiliare di Forza Italia – scrive Quarzo che poi si dichiara estraneo alle accuse  -Sono sicuro di non aver commesso alcun reato – aggiunge – e sono certo di essere diventato presidente della commissione Trasparenza per una scelta politica all'interno dell'allora gruppo consiliare del Pdl e di tutto il centro destra". Quarzo è accusato di essere stato eletto a capo della Commissione Trasparenza grazie all'interessamento di Buzzi e Carminati con lo scopo di avere un "amico" in una posizione chiave per garantire i loro affari.

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