Il femminicidio di Sara Di Pietrantonio, uccisa e data alle fiamme dall’ex
La notte tra sabato 28 e domenica 29 maggio 2016, da via della Magliana, a Roma, intorno alle 5 parte una telefonata diretta ai vigili del fuoco che segnala un incendio nel piazzale antistante il ristorante la Tedesca. A pochi metri dall'auto in fiamme, i pompieri trovano un corpo carbonizzato. Giovane, anzi giovanissima, la sfortunata ragazza ritrovata senza vita: 22 anni, studentessa di Economia aziendale, si chiama Sara Di Pietrantonio.
Il ritrovamento
Da un primo esame esterno appare subito chiaro che Sara non è morta in un incendio divampato per un guasto della sua auto, quella che ha attirato i pompieri sulla Magliana, ma è stata uccisa con barbara violenza. I sospetti cadono immediatamente su Vincenzo Paduano, l'ex fidanzato. La loro relazione era finita, Sara aveva un nuovo amore e Vincenzo non l'aveva presa bene. Parenti e amici di Sara erano tuttavia certi che quel bravo ragazzo di periferia che lavorava come guardia giurata, accolto come un figlio in casa Di Pietrantonio, non avrebbe mai fatto del male alla sua Sara. Ormai non si parlavano da giorni, poi Vincenzo aveva cercato un ultimo contatto con Sara, per un chiarimento. Lei aveva accettato, convinta di non correre alcun pericolo. Il giorno dopo, la tragedia.
La confessione: "Sono stato io, sono un mostro"
Dopo otto ore di interrogatorio davanti al gip, Paduano confessa: "Sono andato sotto casa di Alessandro (il ragazzo con cui Sara si vedeva, ndr.)". "Ho aspettato che si salutassero e ho anticipato Sara. Mi sono fermato davanti a lei […] Abbiamo cominciato a litigare: io ho tirato fuori una bottiglietta di alcol che avevo portato. L’ho versato nell’auto, anche addosso a Sara". Poche ore prima aveva scritto su Facebook: "Quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale".
L'autopsia: strangolata e data alle fiamme
La confessione corrisponde alla dinamica dei fatti evidenziata dall'autopsia e dall'esame della scena. Sara è stata speronata dall'auto del suo ex, si è fermata e lui è montato a bordo e l'ha cosparsa di alcol. Lei è scappata dall'auto per chiedere aiuto lungo la strada, ma nessuna auto si è fermata. A quel punto Paduano l'ha raggiunta, l'ha strangolata e poi ha dato il suo corpo alle fiamme. Altrettanto chiaro il movente: "L'ho uccisa perché non sopportavo che fosse finita" dice ai giudici.
Il processo
Le circostanze non lasciano dubbi sulla premeditazione del delitto che aggrava – insieme alla futili motivi e dalla minorata difesa- l'accusa di omicidio e di distruzione di cadavere formulata nelle primissime ore a carico di Paduano. La posizione della guardia giurata diventa ancora più pesante quando gli inquirenti esaminano telefono e computer. Il quadro che ne emerge, con messaggi minacciosi e ambigui delinea una accusa di stalking che si va ad aggiungere alle altre. Anche le amiche di Sara testimoniano che il 28enne la perseguitava per tornare con lei. Le prove sono schiaccianti e Paduano sceglie di essere processato con il rito abbreviato. Il gup Gaspare Sturzo ha accolto la richiesta del pm Gabriella Fazi, condannando la guardia giurata all'ergastolo in primo grado.