"Siamo andati tutti via. Io sto portando le mie cose in un box in prestito, altri si sono spostati alla fermata di Prima Porta del trenino. No sappiamo dove andare, le cose in mezzo alla strada, ma da davanti il River ce ne siamo dovuti andare. In tanti hanno abbandonato tante cose. Stamattina i vigili ci hanno detto ‘o accettate sistemazioni per donne e bambini, o andati via o vengono i servizi sociali e portano via i vostri figli‘". A parlare è Zarko. Uno dei portavoce della comunità del Camping River, il campo rom alla periferia nord di Roma sgomberato definitivamente ieri mattina, nonostante la sospensione del provvedimento pronunciato dalla Corte Europea per i Diritti Umani.
Ieri solo in venti hanno accettato la temporanea assistenza alloggiativa da parte della Croce Rossa, tutti gli altri si sono accampati all'esterno in attesa di trovare un posto dove andare. Questa mattina sono stati dispersi dopo che nella notte in diversi avevano tentato di rientrare quando aveva iniziato a piovere, con qualche momento di tensione con le forze dell'ordine. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore ma soprattutto dalle telecamere: la comunità del River al momento sembra essere destinata a disperdersi, per la maggior parte andando a creare nuovi insediamenti abusivi, ricominciando così la girandola di sgombero in sgombero.
Non si ferma intanto la polemica politica sull'azione di sgombero. La sindaca Virginia Raggi in mattinata aveva parlato di "un'emergenza sanitaria" che avrebbe di fatto superato la sospensiva dei giudici di Strasburgo, mentre il ministro Matteo Salvini (che proprio in conferenza stampa aveva ribadito che il problema sono "i 30.000 parassiti che vivono nei campi) incassa il risultato ed esulta.
La battaglia di fronte alla Corte Europe per i Diritti dell'Uomo
In serata, tramite l'Ansa arriva proprio una dichiarazione delle Corte Europea che assume come legittimo lo sgombero, dato che il comune aveva fornito alloggio alternativo alle famiglie che avevano presentato il ricorso. E tutti gli altri? Secondo l'Associazione 21 luglio, che ha curato l'azione legale, le cose sarebbero però più complesse: "La sospensione era una misura che aveva perso di senso alla luce del mancato rispetto delle indicazioni fatte al Governo italiano di sospendere lo sgombero sino al 27 giugno 2018 e dell'offerta solo orale fatta dal Comune di Roma alla sola capofamiglia di un centro di accoglienza per l'intero nucleo famigliare senza separazione dello stesso. Offerta accettata e con riserva di verificare quanto "concordato" con il Comune poiché alcuna comunicazione formale è stata loro notificata in merito e per la quale è stato riferito di far accesso agli atti. Si chiude quindi la misura "ad interim", relativa allo sgombero, ma si apre la violazione di altri articoli molto più gravi, tra cui il mancato rispetto della decisione della Corte. Se i ricorrenti vorranno andare avanti potranno "perfezionare" il ricorso dinanzi alla Corte Europea nelle prossime settimane".