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Gettati via come immondizia, prima notte in strada per 120 rifugiati sgomberati

Centoventi rifugiati politici sudanesi sgomberati da via Scorticabove, hanno passato la loro prima notte in strada. Scaricati fuori da quella che è stata per più di dieci anni la loro casa come fossero immondizia, al pari dei sacchetti che si accumulano in strada in questi giorni sotto il sole, anche loro non scompariranno per magia. Un cruccio in più per l’amministrazione che continua a non voler nessun dialogo con questi cittadini.
A cura di Valerio Renzi
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L'emergenza rifiuti bussa ancora una volta alle porte di Roma, con la sua coda di velenose polemiche politiche, rivolte annunciate nelle periferie e cassonetti ribaltati. Mentre sotto il caldo i sacchetti di immondizia si accumulano fuori i secchioni, la raccolta è al palo e tutti (amministratori in testa) contano i giorni che mancano ad agosto quando la città si svuoterà allentando la mole della raccolta, c'è anche un'altra emergenza. Quella dei centoventi rifugiati sudanesi sgomberati ieri in via Scorticabove.

Hanno trascorso la notte fuori dalla struttura, abbandonata in fretta e furia dalla coop che la gestiva dopo Mafia Capitale nel 2015, e dove hanno continuato a vivere autogestendo la convivenza. Sdraiati uno vicino all'altro, accanto le borse con le cose recuperate dalle loro stanze, hanno cercato di prendere sonno su letti arrangiati tra materassi, tappeti e cartoni. Sono stati strappati via da quella che era la loro casa senza nessun riguardo, gettati in strada come fossero immondizia. Come i sacchetti che si accumulano in strada, le loro vite non scompariranno come per magia.

Hanno deciso di non disperdersi, di non essere invisibili. Uomini e donne titolari di protezione internazionale chiedono di essere ascoltati, di avere un dialogo con la politica. Dall'altra parte un muro di gomma. In via Scorticabove non è stato sgomberato un insediamento informale, uno degli slum che sono nati alla periferia industriale della città, lungo l'asse che su via Tiburtina porta fuori il Gra, che come discariche abusive piene di esseri umani vengono spazzate via ciclicamente. Qui c'è una comunità ormai radicata e organizzata, cittadini anche da più di dieci anni in Italia, che hanno stretto rapporti con la società civile. Solo lo scorso dicembre per un'assemblea è arrivato il vescovo di Roma Sud Don Paolo Lojudice.

Perché l'amministrazione comunale non ha cercato un dialogo con questi cittadini prima dello sfratto? Perché le strade della capitale continuano a diventare discariche a cielo aperto dove buttare uomini e donne? Perché la politica non è in grado di trovare soluzioni e di intervenire in modo adeguato? In via Scorticabove ci si organizza per lottare, in tanti e diversi. C'è Aboubakar Soumahoro, leader delle lotte dei braccianti organizzate dall'Usb, ci sono gli occupanti della nuova generazione di lotta per la casa del vicino quartiere di San Basilio, associazioni come Baobab Experience e AlterEgo, la Rete dei Numeri Pari promossa da Libera che ha fatto un appello per portare coperte e beni di prima necessità.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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