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Opinioni

C’è davvero una emergenza rifiuti a Roma?

Perché l’immondizia dei romani rimane per strada? Colpa di un ciclo dei rifiuti fragile. Così mentre i politici litigano le soluzioni si allontanano. Alla capitale serve prima uscire dall’emergenza, poi lavorare per soluzioni strutturali puntando sulla differenziata.
A cura di Valerio Renzi
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Ci sono delle ragioni precise per cui nella capitale, ciclicamente, l'immondizia si accumula per strada. Ragioni oggettive, che hanno a che fare con impianti, autorizzazioni, raccolta. Non c'è nessun complotto – come a più riprese hanno adombrato esponenti del Movimento 5 stelle -, né si può pensare che si risolve tutto con la bacchetta magica e la colpa è di chi governo in questo momento la città. I rifiuti si accumulavano in strada anche quando in Campidoglio sedeva Ignazio Marino. Per questo le forze politiche (tutte) farebbero bene a smettere di lanciare accuse e anatemi incrociati, e a spiegare ai cittadini cosa accade e cosa hanno intenzione di fare per risolvere il problema, prima per uscire dall'emergenza e poi per cambiare il ciclo di raccolta e smaltimento. Non è solo una questione di rifiuti ma di qualità della democrazia.

La chiusura di Malagrotta e un ciclo dei rifiuti fragile

Nel 2013 ha ufficialmente chiusa la discarica di Malagrotta del ‘re della monezza' Manlio Cerroni. Della ‘buca' che ha inghiottito milioni di metri cubi di immondizia della capitale rimane una bomba ecologica. Ma Roma è arrivata impreparata alla chiusura della discarica, evento inevitabile per ragioni ambientali ma anche giudiziarie, per non parlare delle sanzioni da milioni di euro preparate dall'Ue. Il ciclo dei rifiuti è fragile: e a ogni intoppo, ogni qual volta un impianto si ferma o va in manutenzione, l'immondizia si accumula. I due impianti Tmb di Salaria e Rocca Cencia lavorano spesso a ritmo ridotto: sono troppo vicini alle case, con i cittadini che protestano per gli odori nauseabondi che producono e hanno paura per la loro salute, e andrebbero adeguati dal punto di vista tecnico. Così, con la nomina di un segretario che ha superato l'interdittiva antimafia che pesa sulla Co.La.Ri. di Cerroni, Ama ha ricominciato a portare i rifiuti indifferenziati anche negli impianti Tmb Malagrotta 1 e 2. Il resto dei rifiuti viene spedito fuori regione (a caro prezzo), e un treno ogni settimana raggiunge l'Austria. ‘Generose' sono anche le altre province del Lazio, che nei loro impianti accolgono i carichi dei camion di Ama.

Rifiuti: Roma deve uscire dall'emergenza

Il problema è quindi che Roma deve uscire dall'emergenza. Ma come si fa? Per la Regione Lazio – che ancora deve approvare il nuovo piano rifiuti anche per la scarsa collaborazione del Movimento 5 stelle – servono nuovi impianti e una discarica definita di ‘servizio', ovvero destinata a essere chiusa quando gli investimenti strutturali previsti la renderanno inutili. La divisione delle competenze tra comuni e regioni è chiara: i comuni indicando dove costruire gli impianti, l'amministrazione regionale ha il compito di approvarli. Da qui il rimpallo di responsabilità tra Campidoglio e Pisana. Il Movimento 5 stelle punta tutto sul nuovo piano industriale di Ama, in cui è previsto l'aumento della differenziata fino al 70% entro al 2021 ed esclude categoricamente la necessità di una discarica. Su cosa pensi l'amministrazione comunale di Roma sulla necessità di nuovi impianti invece la situazione rimane confusa: il prezzo politico e di consenso per indicare i siti della costruzione di eventuali nuovi impianti rischia di essere ovviamente alto. Rimane poi il giallo dei tre siti indicati dalla sindaca Raggi per l'umido, di cui la Regione dice di non sapere nulla. Nell'immediato poi l'immondizia accumulata per strada deve essere raccolta e spedita da qualche parte: più facile a dirsi che a farsi: l'Austria non ne vuole sapere di prendersi il triplo dei rifiuti di Roma, e gli impianti del resto del Lazio sono sotto stress.

Un nuovo ciclo dei rifiuti per Roma: ma servono i soldi

Quando il Movimento 5 stelle dice che la colpa di quanto sta accadendo non è di Raggi ha senza dubbio ragione: la sindaca governa da meno di un anno, e le cause sono antiche. Quello che però è necessario capire è cosa si fa per fare in modo che i sacchetti non tornino ad accumularsi sui marciapiedi e pulire quanto prima la città. E se per farlo è necessario trovare una situazione ponte, è augurabile che quanto prima Roma Capitale e Regione Lazio arrivino a un'intesa, e che si cominci a lavorare sul futuro. L'amministrazione comunale punta tutto (ragionevolmente) sulla differenziata, ma per farlo servono risorse: è queste che la sindaca Raggi dovrebbe chiedere con chiarezza al Governo.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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