Foad Aodi è presidente dell’Associazione medici di origine straniera (Amsi), che da più di 10 anni monitora la diffusione della circoncisione di bambini e neonati effettuata clandestinamente. Il fenomeno, di cui raramente si parla, è venuto purtroppo argomento di stringente attualità per la morte di un bambino di 2 anni a Roma: il piccolo, di origine nigeriana, è deceduto dopo aver subito un intervento in casa. Ricoverato in gravi condizioni il gemello.
"La circoncisione che viene fatta ai bambini, musulmani o ebrei ma è molto diffusa anche in paesi a maggioranza cristiana, è un fatto religioso, ma anche culturale", una pratica che le comunità migranti portano con sé anche nel nostro paese. "La prima criticità che abbiamo riscontrato è che non c'è un'autorizzazione nazionale per poter effettuare la circoncisione presso le strutture pubbliche. – spiega Aodi – Questo mette le famiglie di fronte a tre possibilità: rivolgersi a una struttura privata, pagando dai 2000 a i 4000 euro; tornare nei paesi d'origine; affidarsi a un'operazione clandestina".
E purtroppo sono almeno il 35% le circoncisioni che avvengono clandestinamente, una pratica pericolosa e da combattere: "Le famiglie che non possono pagare una struttura privata finiscono in mano a persone senza scrupoli e non qualificate, che per 50 o anche 20 euro praticano la circoncisione. Si tratta di famiglie povere, ma anche di irregolari privi di permesso di soggiorno”. Da anni l'Amsi chiede al ministero della Sanità di emanare una direttiva nazionale chiara, con l'obiettivo di tutelare la salute dei bambini: "Chiediamo che in tutte le regioni affinché si possa effettuare la circoncisione in strutture pubbliche da personale qualificato e con un costo accessibile tramite ticket. Non chiediamo che venga inserito nelle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale rimborsabili, ma fare almeno questo è necessario per togliere le famiglie dal mercato nero e clandestino. Una risposta che solo la sanità pubblica può dare con strutture, standard igienici e di sicurezza adeguati”.
Di per sé la circoncisione è tutt'altro che una pratica pericolosa o dannosa per la salute, ma se effettuata senza gli strumenti adatti e in un ambiente non sterile possono insorgere infezioni anche gravi, e provocare con la crescita malformazioni o sterilità. La Regione Lazio da parte sua ha emanato una direttiva che autorizza gli ospedali a effettuare la circoncisione, che nell'ospedale di Civitavecchia avviene ad esempio in ambulatorio, ma in alcune regioni il ticket "costa troppo" o si può effettuare solo in "anestesia totale", che spesso spaventa le famiglie. Così in molti continuano a rivolgersi a chi offre di operare i loro bambini clandestinamente.