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Virginia Raggi vuole lo sgombero di CasaPound a tutti i costi, ma la prefetta si oppone

Lo sgombero del movimento di estrema destra dal palazzo occupato di via Napoleone III è diventato una questione politica simbolica e dirimente per la sindaca di Roma, ma la prefetta Gerarda Pantalone frena, ribadendo agli interlocutori che la priorità rimane la lista di trenta occupazioni e case occupate al centro di un piano di sgomberi fermato nei fatti da PD e M5S dopo che Matteo Salvini ha lasciato la poltrona di ministro degli Interni.
A cura di Valerio Renzi
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Questa mattina agli inquilini di via Napoleone III è stato notificato il sequestro preventivo dell'immobile. Ma già ieri i vertici di CasaPound sarebbero stati convocati in Questura per un confronto su quanto potrebbe accadere nelle prossime settimane e per preannunciare l'arrivo dell'atto ufficiale, come conseguenza di un'inchiesta. Un colloquio informale che una volta reso pubblico ha dato il volano alla sindaca Virginia Raggi – che con una missiva è tornata a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine solo pochi giorni fa – per accelerare i tempi entrando a gamba tesa in qualsiasi possibile trattativa."Finalmente qualcosa si muove", twitta la prima cittadina, mentre la sottosegretaria Laura Castelli, anche lei del M5S, poco prima aveva dichiarato: "Ho appena saputo che è stato ordinato lo sgombero da Via Napoleone III a Casapound. Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità".

Fino a settembre sarebbero escluse azioni di forza, ma ora sul piatto della discussione ci sta anche la nuova occupazione del movimento di estrema destra in via delle Baleniere ad Ostia. Un'area immensa, di proprietà dell'Aeronautica Militare, dove al momento si trovano otto persone, occupata in pieno lockdown proprio nel territorio dove CasaPound è messa da anni sotto l'attenzione dei media per l'exploit elettorale alle ultime elezioni municipali, ma anche per gli episodi di violenza e i rapporti con il clan Spada. Anche di questo stabile Raggi ha chiesto con urgenza lo sgombero e ieri il caso è arrivato anche il parlamento, con un'interrogazione al ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Ormai lo sgombero dello stabile di via Napoleone III è diventato una questione politica dirimente per Virginia Raggi, già in piena campagna elettorale per tentare un secondo mandato. Ma l'ostacolo più grande per raggiungere l'obiettivo sarebbe ora la prefetta di Roma Gerarda Pantalone, nominata da Matteo Salvini quando era ministro dell'Interno, fautrice della linea dura anti immigrazione con la politica dei porti chiusi, è arrivata nella capitale con un obiettivo molto chiaro (e anche molto politico): aprire una stagione di sgomberi per case occupate e centri sociali. Una lista di oltre trenta stabili da liberare a marce forzate, una lista di priorità stilata in base alla presenza di un ordine del giudice o di comprovata pericolosità per chi abita in edifici pericolanti. Tra questi non c'è CasaPound.

Un programma quello di Pantalone che lo sgombero dello scorso luglio di una ex scuola abitata da centinaia di famiglie a Primavalle, ha reso evidente evidente come fosse impossibile se non al prezzo di tensioni sociali altissime. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno chiesto e ottenuto, con pressioni esercitate con atti formali e prese di posizioni molto chiare espresse al comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza da parte di Roma Capitale e Regione Lazio, che il piano fosse diluito in sette anni e che si procedesse con gli sgomberi solo in presenza di soluzioni alternative. Il risultato del braccio di ferro istituzionale è stato anche dovuto anche al cambio di equilibrio nel governo, con la nascita dell'esecutivo giallo-rosso, che ha frenato i piani del prefetto, ma che fa entrare lo sgombero di CasaPound in un gioco più complesso. Il prefetto lo ha ribadito, cacciare il movimento di estrema destra dal palazzo dell'Esquilino che occupa dal 2003 non è una priorità, la priorità rimane il piano di sgomberi già messo nero su bianco.

La linea della prefetta è semplice: gli sgomberi devono ricominciare dagli stabili in lista, a cominciare dall'occupazione di via del Caravaggio dove vivono centinaia di famiglie molte delle quali con minori, poi si può pensare al resto. Una linea non condivisa da gran parte del Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico, per i quali i problemi sociali posti dalle occupazioni dei movimenti per il diritto all'abitare e dagli spazi sociali non possono essere trattati alla stregua di un'occupazione di un edificio pubblico per dare sede a un movimento di estrema destra protagonista di episodi gravi di intolleranza a Roma e non solo, stante la necessità del ripristino della ‘legalità'. Uno scontro istituzione rispetto al quale Raggi sembra avere tutta l'intenzione di tirare dritta, intervenendo in queste ore direttamene sul Governo, e continuando ad assediare gli occupanti: dopo l'ordine di rimozione della scritta e i blitz in prima persona all'esterno di CasaPound, non è escluso che la sindaca nelle prossime ore non torni alla carica esponendosi in prima persona. A cambiare le cose potrebbe essere ora l'arrivo di un ordine esplicito da parte di un giudice.

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