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Virginia Raggi e le dimissioni: che succede se la sindaca viene condannata

Sabato prevista la sentenza nel processo in cui la sindaca di Roma Virginia Raggi è imputata per falso. Cosa succede, quali sono gli scenari se la prima cittadina venisse condannata? Il codice etico del Movimento 5 Stelle imporrebbe a Raggi di presentare le sue dimissioni. All’interno tutte le possibili opzioni in campo.
A cura di Enrico Tata
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Virginia Raggi dimissioni condanna
Sabato previsa la sentenza del processo dove Virginia Raggi è imputata per falso

C'è ottimismo nei corridoi del Campidoglio, ma l'esito del processo che vede Virginia Raggi imputata per falso non è affatto scontato. Soprattutto perché per la sindaca di Roma sarà una sentenza senza appello. Il codice etico del Movimento 5 Stelle, pubblicato a gennaio del 2017, prevede infatti l'espulsione per una condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo. Ad ‘obbligare' la sindaca a presentare le dimissioni è un altro documento, il codice di comportamento firmato al momento della presentazione della sua candidatura, che recita: "il Sindaco, ciascun Assessore e ciascun consigliere assume l’impegno etico di dimettersi se, durante il mandato, sarà condannato in sede penale, anche solo in primo grado". I regolamenti dei 5 Stelle non prevedono, quindi, la possibilità di aspettare un eventuale processo d'appello, ma prescrivono dimissioni immediate ed espulsione dal Movimento.

Se la sindaca dovesse essere assolta, è già pronta una festa di piazza per sostenere la ‘nuova fase' dell'amministrazione pentastellata. Se invece sabato mattina i giudici pronunceranno una sentenza di condanna, le strade, strettissime, da percorrere per Raggi e per il Movimento fondato da Beppe Grillo sarebbero tre: 1) non presentare le dimissioni, 2) dimettersi ma provare a rimanere in qualche modo in carica, 3) dimettersi e puntare a nuove elezioni.

1 Virginia Raggi non si dimette

Un modo per salvare la sindaca Raggi dalle dimissioni in caso di condanna c'è: gli elettori del Movimento 5 Stelle potrebbero chiedere di cambiare i regolamenti interni o una deroga speciale. E per fare questo potrebbe essere studiata una consultazione ad hoc sulla piattaforma Rousseau. Una sorta di investitura popolare per legittimarla a rimanere al timone del Campidoglio. Questa opzione è però subordinata alla volontà della sindaca: Virginia Raggi avrebbe intenzione di rimanere in carica pur se logorata, e logorabile, da una vicenda giudiziaria in corso? Non è scontato un si, anche se la prima sindaca donna di Roma ha ben chiaro il suo futuro: se lascia il palazzo Senatorio, la sua carriera politica verrebbe ridimensionata, forse definitivamente.

2 Virginia Raggi espulsa da M5S, ma la giunta resta in carica

C'è una seconda opzione: Raggi e i suoi consiglieri potrebbero uscire dal Movimento 5 Stelle, ma rimanere in carica con un altro simbolo. Una soluzione di facciata che probabilmente sarebbe la stessa sindaca a non accettare. Un'altra ipotesi per il Movimento 5 Stelle sarebbe lasciare in carica l'attuale giunta che sarebbe presieduta dal vicesindaco Luca Bergamo per garantire la continuità dell'amministrazione. Ma i 5 Stelle sono pronti a difendere l'amministrazione senza più una sindaca eletta e guidata da un indipendente dagli attacchi esterni? Poco probabile.

3 Virginia Raggi si dimette, nuove elezioni

Lo scenario più complesso è senza dubbio il terzo: dimissioni della sindaca e nuove elezioni. In questo senso le continue schermaglie tra Matteo Salvini e Virginia Raggi, l'attacco alla sindaca da parte dell'unico consigliere comunale leghista Maurizio Politi, non concedono speranze, per ora, a ipotizzare un'alleanza gialloverde ad eventuali future elezioni comunali. Il Movimento si troverebbe a fronteggiare così, da una parte, uno schieramento di destra con Giorgia Meloni candidata, dall'altra un candidato forte del Partito democratico che, così riportano diversi retroscena, potrebbe essere l'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Uno scenario che potrebbe configurare una sconfitta dei 5 Stelle. A meno che Luigi Di Maio non giochi una carta dal Sud America: il ritorno di Alessandro Di Battista. La strada delle elezioni sembra essere fortemente caldeggiata all'interno del Movimento 5 Stelle almeno da Roberta Lombardi, che in diverse occasioni ha ribadito con fermezza: "Non ci sono piani B". 

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