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Tre sorelle rom morte a Centocelle, genitori chiedono giustizia: “L’assassino è libero in Bosnia”

I genitori delle tre sorelle rom morte a Centocelle chiedono giustizia. Il processo è in corso ma il principale indagato è libero in Bosnia e non può essere estradato.
A cura di Alessia Rabbai
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Non si danno pace Romano Halilovic e la moglie Mela, che hanno perso le loro tre figlie un anno fa, nella tragica notte del 10 maggio 2017, quando un commando di tre persone incendiò il camper in cui la famiglia stava dormendo. I genitori di Francesca, Angelica ed Elisabeth chiedono giustizia per i responsabili dell'omicidio delle loro bambine. Il processo è in corso nell'Aula Bunker ed entro pochi mesi ci sarà la sentenza del giudice nei confronti di Serif Seferovic, mentre Lizabeta Vicola è stata condannata a 20 anni di carcere con il rito abbreviato. Ma "Renato Seferovic, che avrebbe lanciato le bombe molotov contro il camper è libero e si trova in Bosnia" a dirlo Marcello Zuinisi di Nazione Rom, che li sostiene nella loro battaglia. Dopo i drammatici eventi dell'anno scorso è scappato ed è tornato nel suo paese d'origine, dove, ad oggi, non può essere estradato.

L'11 ottobre del 2017 il giudice ne ha disposto l'arresto in quanto oggetto di ricerca internazionale. La Polizia italiana lo ha fermato in Bosnia, ma dopo 24 ore è stato "liberato essendo di cittadinanza bosniaca" . C'è un disegno di legge presentato il 10 agosto 2018 dai ministri Salvini, Bonafede, Tria e Milanesi, che renderebbe esecutivo l'accordo bilaterale tra Italia e Bosnia e faciliterebbe l'estradizione, ma non è stato ancora ratificato. Per questo Zuinisi ha incontrato Marco Nassa, vice capo del dipartimento Affari di Giustizia per chiedere collaborazione al ministro Bonafede affinché Seferovic venga estradato e consegnato ai giudici. "Alla fine del processo nell'Aula Bunker, la Procura valuterà se perseguire in Italia Renato anche in sua assenza o se chiedere alla Bosnia, in base Convezione Europea Internazionale, di processare in patria l'imputato", spiega il portavoce di Nazione Rom.

La notte in cui sono bruciate vive: Francesca, Angelica ed Elisabeth

La mattina del 10 maggio 2017  alle 3.04, secondo la Procura del Tribunale di Roma, un commando di tre persone ha ucciso tre bambine. Volevano compiere in realtà una strage e uccidere tredici persone: padre madre e 11 figli. La prontezza del capofamiglia, Romano Halilovic, ha evitato che lui, la moglie e 8 dei suoi figli morissero. Ma hanno perso la vita tre ragazze di 4, 8, e 20 anni, bruciate vive. Ritenuti responsabili dei fatti tre persone: Renato Seferovic, Lizabeta Vicola e Serif Seferovic. Serit guidava la macchina, Vicola ha preparato le bombe molotov e Renato le ha lanciate contro il camper in cui le ragazze stavano dormendo. La prima ha colpito la parte anteriore del camper. Romano si è svegliato, è uscito fuori dalla vettura e a mani nude ha spento la prima molotov. La seconda è arrivata nella parte superiore e ha incendiato tutto. Romano è riuscito a salvare 8 figli e sua moglie, ma le tre bambine che dormivano nella parte alta sono state avvolte dalle fiamme.

"È stata una vendetta, nessuna faida tra famiglie rom"

"All'origine della tragedia non c'è una questione di gioielli e oro, né una faida tra rom" ha spiegato Zuinisi. "Le motivazioni dell'atto sono emerse in Aula Bunker: Seric sette mesi prima dell'accaduto aveva rubato la borsa di Zhang Yao". La 20enne, figlia di un imprenditore cinese, è stata derubata nella periferia di Roma mentre stava andando a ritirare il permesso di soggiorno in Questura, ha inseguito il ladro lungo i binari della ferrovia ed è morta travolta da un treno in corsa: "È stata una vendetta, perché Romano, insieme ad altri cittadini di Salviati, ha aiutato la Polizia a individuare i colpevoli, un gesto che non gli è stato perdonato".

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Mi occupo della cronaca di Roma per Fanpage.it. Laureata in Lettere e Scienze della Comunicazione con lode all'Università La Sapienza, ho iniziato il mio percorso professionale a diciotto anni, partendo dalla provincia. Iscritta all'Ordine dei Giornalisti dal 2015, ho lavorato come addetta stampa e relazioni esterne per Cisambiente Confindustria e scritto articoli per La Repubblica e Roma Today. Appassionata di nera e giudiziaria, amo ascoltare le persone e raccontare le loro storie.
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