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Stupro Viterbo: arrestati due giovani di estrema destra

Stupro di Viterbo, parla il padre di uno degli arrestati: “Sì, gli ho detto di cancellare il video”

Il padre di uno dei due militanti di CasaPound arrestati per lo stupro di Viterbo ha rilasciato un’intervista a la Repubblica. Il nome dell’uomo è saltato fuori perché ha consigliato al figlio di cancellare i video inviato sulla chat di Blocco Studentesco dal cellulare. “L’ho fatto per aiutarlo, ma non ho visto i video”.
A cura di Natascia Grbic
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Il suo nome è saltato fuori perché ha consigliato al figlio di cancellare il video inviato nella chat di Blocco Studentesco. "Riccardo, butta il cellulare subito", ha scritto Roberto Licci, padre di uno dei due militanti di CasaPound accusati di aver violentato una donna di 36 anni all'interno dell'Old Manners Tavern, pub e sede del partito. Una clip agghiacciante dicono gli inquirenti, che confermerebbe lo stupro subito dalla 36enne la notte tra l'11 e il 12 aprile. Sull'ordinanza che dispone il fermo di Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi, c'è scritto che alle 23.16 il mittente "Papà" ha scritto di gettare il cellulare. Intervistato da la Repubblica, Roberto Licci ammette di aver inviato il messaggio, ma di non aver mai visto i video. "Cercavo di aiutarlo. Sono il padre, non ho difficoltà ad ammetterlo: aiutare un figlio non è qualcosa per cui si possa essere incriminati", ha dichiarato. E dice che vorrebbe vedere le clip per capire cosa sia successo quella notte, "perché finora il processo lo state facendo voi giornalisti, e questi due ragazzi li avete già condannati".

Stupro di Viterbo, il padre di Licci: "Io e mia moglie distrutti"

Roberto Licci crede all'innocenza del figlio. E per lui, la maggior parte delle accuse, sarebbe stata inventata dai giornalisti. Eppure, gli inquirenti non hanno molti dubbi: dalla visione dei video emergerebbe in maniera molto chiara la violenza correlata da botte e minacce alle vittima. Che, adesso, ha paura di subire delle ritorsioni per la sua denuncia. "Se fosse vero… non siamo mica animali, fosse vero sarei disperato – dice Roberto Licci – Io e mia moglie siamo distrutti. È successo da pochi giorni, un fulmine a ciel sereno". Licci e Chiricozzi rimangono per ora in carcere. Nell'interrogatorio hanno provato a difendersi dicendo che la vittima era consenziente. Tesi rifiutata dagli inquirenti, che parlano di minacce, percosse e intimidazioni. Nei prossimi giorni sarà deciso se gli saranno concessi i domiciliari o meno.

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