Stadio della Roma, su Lanzalone “prove schiaccianti”: l’ex presidente Acea rimane agli arresti
Rimane agli arresti domiciliari l'ex presidente di Acea Luca Lanzalone, arrestato nell'ambito dell'inchiesta per corruzione sullo stadio della Roma. Secondo il gip Maria Paola Tomaselli le prove a suo carico sarebbero schiaccianti, tanto da giustificare la conferma della misura cautelare a suo carico per il rischio di inquinamento delle prove avendo l'indagato "relazioni con organi di vertice della politica e dell'amministrazione". Per il giudice per le indagini preliminari il consulente del M5s per il dossier stadio "ha dimostrato spregiudicatezza e pervicacia nell'asservire la propria pubblica funzione al privato", e nel corso dell'interrogatorio di garanzia ha fornito "giustificazioni inverosimili" agli inquirenti, dichiarazioni "non solo del tutto svincolate, ma anche contrastanti con i dati probatori acquisiti".
In particolare Lanzalone è accusato di aver accettato 100.000 euro di consulenze e utilità da parte del costruttore Luca Parnasi, per seguire da vicino l'iter di approvazione dello stadio e all'occorrenza rimuovere gli ostacoli procedurali e politici. "Io alla vicenda dello stadio non ho mai partecipato", ha dichiarato di fronte agli inquirenti l'avvocato. Una versione smentita non solo dalle carte dell'inchiesta, ma anche dalle dichiarazioni rese da alcuni imputati che hanno indicato proprio in Lanzalone "l'uomo del Campidoglio" nella trattativa.
Le parole del gip scatenano la polemica politica, con il deputato dem Michele Anzaldi che attacca: "Insomma, Lanzalone – prosegue il deputato – resta ai domiciliari per i pericoli di inquinamento che derivano dal suo rapporto con i vertici del Movimento 5 stelle, quegli stessi vertici che l'hanno premiato con la nomina di presidente Acea, dove resta tuttora consigliere, e che oggi guidano il Governo. Sarà interessante leggere con attenzione le carte di questa indagine, comprese le intercettazioni telefoniche e ambientali". Nei giorni scorsi sono stati scarcerati l'ex assessore regionale del Pd Michele Civita e Luca Caporilli, il braccio destro di Parnasi che ha iniziato a collaborare con gli inquirenti. Ma il terremoto politico giudiziario che si è abbattuto sulla capitale potrebbe non essere ancora finito.