Si avvicina il giorno della verità per Nicola Zingaretti, rieletto governatore della Regione Lazio ma senza maggioranza in consiglio. Una tempesta perfetta che potrebbe portare le opposizioni, che finora non erano riuscite a convergere, a votare compatte una mozione di sfiducia che porterebbe alla caduta del governo regionale. Un'eventualità che fa gola soprattutto al centrodestra e che rischierebbe di compromettere seriamente la corsa di Zingaretti alla segreteria del Partito democratico. Domani un passaggio decisivo con la riunione dei capigruppo che dovranno calendarizzare il voto della mozione depositata e firmata dagli 11 consiglieri di Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Noi con l'Italia entro il 13 dicembre.
Determinante sarà soprattutto il voto di Enrico Cavallari, eletto con la Lega ma passato al gruppo misto, e di Pino Cangemi, eletto con Forza Italia e anche lui approdato al misto. Sono loro i consiglieri che hanno finora garantito al centrosinistra di poter governare sottoscrivendo il così detto patto d'aula. Ma una mozione di sfiducia è un'altra cosa. Ci sta poi l'ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che starebbe trattando con Matteo Salvini un incarico di peso per garantire il suo voto. Ed è proprio il leader della Lega il più determinato a fare pressioni per arrivare alla sfiducia: Salvini vuole Roma, ma intanto che la Raggi rimane in sella è pronto ad "accontentarsi" della conquista della Regione Lazio e della definitiva annessione della destra ex missina che potrebbe passare per una vittoria alla Pisana. Con le garanzie di una rielezione quanto più possibile blindata, anche i consiglieri di Forza Italia sarebbero determinati ad arrivare in fondo.
Acque ancora agitate in casa del Movimento 5 stelle dopo l'annuncio di Roberta Lombardi che i consiglieri pentastellati sono pronti a votare la sfiducia. Non sarebbero però tutti convinti i dieci consiglieri, la cui rielezione dopo il risultato non proprio brillante alle ultime elezioni regionali è quanto mai in bilico, per non parlare di chi, già al secondo mandato, dovrebbe dire addio a un posto in lista secondo le regole del MoVimento. Un caos che potrebbe portare il M5s a presentare una proprio mozione di sfiducia, sui cui però potrebbero in ogni caso convergere i voti del centrodestra pur di raggiungere l'obiettivo.
Trattative, proposte e incontri nei corridoi o lontano da sguardi indiscreti si susseguono alla Pisana. Il domino che si è ormai innescato può essere fermato da uno qualsiasi degli attori in campo, basta una sola astensione a Nicola Zingaretti per rimanere in sella. Ma quella che fino a qualche giorno fa sembrava un'eventualità remota, la caduta anticipata della legislatura per la sfiducia dell'aula, ora è una concreta possibilità.