Trionfante ieri Virginia Raggi ha presentato il piano per la chiusura di quella vergogna che sono i campi rom a Roma, ghetti etnici che hanno prodotto solo emarginazione e fenomeni criminali. Senza tornare sulle criticità del piano – questione che Fanpage.it ha già affrontato mesi fa – vale la pena concentrarsi sulle risorse che saranno utilizzate in questa prima fase e sul loro reperimento: 3,8 milioni di fondi europei.
L'utilizzo di soldi provenienti dall'Ue per il piano di superamento dei campi rom, o ‘villaggi attrezzati' come recitano i documenti istituzionali, è stato presentato dalla sindaca come un punto qualificante di tutta l'operazione: "L'Italia ha avuto a disposizione dei fondi che non ha utilizzato continuando a spendere tra i 24 e i 30 milioni di euro annui per tenere in vita i campi. Noi andiamo a prendere le risorse europee e andiamo a fare quello che da anni Roma chiedeva, il superamento dei campi".
Come a dire: utilizzeremo risorse che altrimenti andrebbero perdute, invece di attingere dalle tasche dei cittadini. Un punto importante in tempi in cui le Ong vengono messe sotto accusa perché salvano vite in mare e spendere per rom e migranti non sembra far guadagnare voti. Quello che Raggi e l'assessora al Sociale Baldassarre non hanno detto però, è che le risorse di cui si parla, erano già contenute nella deliberazione 350 del 28 ottobre 2015, che stabilisce la partecipazione di Roma Capitale Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane, ovvero al così detto PON Metro.
Le risorse per la chiusura di Barbuta e Monachina dunque sono state reperite dall'allora giunta guidata da Ignazio Marino, che aveva chiesto il finanziamento di 4,4 milioni di euro per la fuoriuscita e il superamento dai campi rom. Sempre la giunta Marino poi, individuava proprio in Barbuta e Monachina come le priorità da affrontare.