Questa mattina tutti i principali media hanno riportato la notizia di una doppia azione messa a segno dagli attivisti della Rete Restiamo Umani nel corso della notte. Mentre al Pincio veniva coperta di vernice rosa la statua del generale Antonio Baldissera, protagonista della sanguinosa avventura coloniale italiana, un altro gruppo rinominava via dell'Amba Aradam via George Floyd, chiedendo che la stazione della metro C di prossima apertura non porti il nome di una battaglia dove l'esercito italiano ha massacrato 20.000 uomini e donne della resistenza etiope, non risparmiando l'utilizzo indiscriminato e illegale di armi chimiche .
L'azione aveva l'obiettivo, sulla scia delle proteste di Black Lives Matter e dall'ondata di mobilitazione partita degli Stati Uniti e allargatasi a mezzo mondo, di far emergere, di rendere visibile "il rimosso coloniale italiano". Un'operazione che ha "colpito" anche la statua di Indro Montanelli a Milano. Di discutere dunque, a partire da elementi simbolici che occupano lo spazio pubblico come le statue e la toponomastica, della storia italiana che è fatta anche di massacri, razzismo e di un'avventura coloniale improvvisata quanto sanguinosa.
Questa mattina la sindaca Virginia Raggi ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del calendario di iniziative culturali previste in città per questa strana estate del 2020. A chi gli chiedeva di commentare quello che era accaduto nella notte, la prima cittadina ha risposto con un laconico "parlerò nel pomeriggio tramite i social". E così è stato. Alle 14.28 Raggi twitta: "Degli incivili hanno danneggiato due busti alla Passeggiata del Pincio. Uno è stato imbrattato con vernice rossa, l’altro è stato abbattuto. Vandalizzati anche cestini e panchine. Vergognoso! È già in corso l'intervento di ripristino. Roma va rispettata". Ad accompagnare il messaggio due foto, la prima è l'immagine che gira già dalla mattina presto della statua di Baldissera coperta di vernice l'altra è invece un'altra statua schiantata al suolo sempre al Pincio.
Dal messaggio della sindaca sembra scontato che i due fatti siano in relazione. Che chi ha rivendicato pubblicamente un'azione politica si è dato anche alla distruzione di arredi urbani e busti di marmo per pure gioco. Ma non solo i diretti interessati rispediscono al mittente l'associazione, ma soprattutto che interesse avrebbero avuto nel distruggere il mezzo busto di Armando Spadini "pittore vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, appartenente alla così detta scuola romana"? La risposta è nessuna. La statua del generale e quella del pittore distano inoltre circa 500 metri.
Il messaggio della sindaca Virginia Raggi, purtroppo, parlando solo di vandalismo e associando due gesti che fino a prova contrario non hanno niente a che fare l'uno con l'altro, non fa altro che rinnovare proprio quel rimosso coloniale.