Prima sgomberiamo, poi capiamo. Sembra essere questa la filosofia espressa in una circolare inviata ai prefetti dal ministro degli Interni Matteo Salvini, che mette nero su bianco quanto era stato già annunciato in campagna elettorale e con l'arrivo del leader della Lega al Viminale: "la pacchia" non è finita solo per i migranti che tentano di raggiungere l'Italia, ma anche per i tanti (italiani e non) che trovandosi senza una casa occupano edifici o appartamenti sfitti, spesso in modo spontaneo e in condizioni di grave marginalità.
Una linea, quella del ripristino della legalità rimandando a dopo il costo sociale degli sgomberi, che sembra essere stata sposata dalla sindaca Virginia Raggi. Il vertice tra la prima cittadina della capitale e il ministro avvenuto lo scorso luglio, ha fatto emergere una piena sintonia tra i due, prima di tutto sulle modalità di chiusura dei campi rom. Una sintonia che potrebbe far diventare Roma un vero e proprio laboratorio per quanto riguarda gli sgomberi abitativi.
In cima alla lista delle priorità individuate già dagli scorsi mesi dal Tavolo per la sicurezza in prefettura c'è l'insediamento in via Raffaele Costi, l'ex fabbrica di penicillina su via Tiburtina, il palazzo di Bankitalia occupato in via Carlo Felice e quello dell'Inps su via Tuscolana. Se queste quattro occupazioni fossero sgombero nel giro di un paio di mesi, senza concertare soluzioni alternative le conseguenze, i costi sociali potrebbero essere davvero gravi.
Da una parte ci si trova di fronte a centinaia di famiglie che da anni abitano in palazzi occupati, trovando una risposta a una condizione di povertà ed emergenza abitativa; dall'altra insediamenti dove trovano un tetto gli ultimi degli ultimi che, cacciati da un palazzo o da una fabbrica sventrati, si rimetteranno semplicemente alla ricerca di un altro posto dove stare. In entrambi i casi i costi sociali sarebbero altissimi. Ne sarebbe consapevole una parte della giunta comunale, che all'accelerazione degli sgomberi chiesta dal Viminale vorrebbe dire di no.
Nessuna fronda per ora, solo mugugni riportati nei retroscena sui giornali, ma l'assessora al Sociale Laura Baldassarre e il vicesindaco Luca Bergamo (l'anima considerata più di sinistra dell'amministrazione Raggi) sarebbero pronti a dar battaglia, almeno nelle stanze del Campidoglio, stanchi di trovarsi a dover gestire centinaia di persone lasciate in mezzo alla strada (come successo recentemente in via Scorticabove) senza poter offrire nessuna alternativa credibile.