Omicidio carabiniere, indagato il comandante di Cerciello per falso: “Ha mentito sulla pistola”
Si allarga l'inchiesta sull'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. La procura di Roma ha deciso di aprire un fascicolo per il reato di falso, che contiene una relazione che riguarda il capo della Stazione Farnese, il luogotenente Sandro Ottaviani, il quale ha dichiarato di aver ricevuto la pistola di Andrea Varriale dalle sue mani in ospedale la notte dell'omicidio. Le indagini – successivamente – hanno invece ad appurare che il collega in servizio con il vicebrigadiere Cerciello non era armato. Ottaviani dunque avrebbe mentito, forse con il semplice obiettivo di coprire il sottoposto, facendo dichiarare con certezza al comandante provinciale dell'Arma, nel corso di un'affollatissima conferenza stampa, che quella notte Varriale era armato, al contrario di Cerciello. La posizione del graduato è così al vaglio, ma non è escluso che possa venire archiviata.
Si aggrava la posizione di Natale Hjort
Ieri intanto anche Gabriel Natale Hjort – uno dei due 19enni americani arrestati per l'omicidio del militare – ha rinunciato all'udienza davanti al Tribunale del Riesame. I difensori hanno chiarito come si tratti di una scelta, già operata dai legali di Lee Elder, motivata dalla necessità di studiare il nuovo materiale depositato nel fascicolo e dalla notizia che l'istruttoria è ancora aperta e che quindi nuove prove a carico dei loro clienti potranno arrivare nei prossimi giorni. Si aggrava posizione del giovane: non solo le foto estratte dai cellulari che lo immortalano in posa con armi e sostanze stupefacenti, ma anche le impronte ritrovate sul nascondiglio del coltello utilizzato da Lee Elder per colpire a morte Cerciello: sarebbe stato Natale a lavare e occultare l'arma nella stanza d'albergo.
La lettera alla mamma: "Ti amo con tutto il cuore e un giorno te lo dimostrerò"
"Cara mamma, voglio scusarmi ancora per la rissa che ho scatenato…mi pento veramente di quello che ho detto e per il modo in cui mi sono comportato nei tuoi confronti. Nessuno è perfetto e tu mi hai dato una mano più di ogni altro in questa famiglia. Mi dispiace molto aver sottolineato le tue pochissime imperfezioni, specialmente perché io ne ho così tante. Ti amo con tutto il cuore e un giorno te lo dimostrerò", così il giovane statunitense rivolto alla mamma dal carcere di Regina Coeli in una lettera.