Mafia Capitale, Salvatore Buzzi: “Ho finanziato ‘sti papponi, ma erano già corrotti”
Dalle frequenze di Radio Radicale, nel corso di un lungo dibattito con l'associazione Nessuno Tocchi Caino, Salvatore Buzzi è tornato a parlare della vicenda giudiziaria che ha cambiato Roma per sempre, e che lo ha visto assieme a Massimo Carminati come il principale imputato. Con l'uscita dal carcere del ‘Cecato' i riflettori si sono riaccesi sull'inchiesta Mondo di Mezzo, e l'ex ras delle cooperative torna a parlare della vicenda di mafia capitale."Ho finanziato ‘sti papponi e dopo gli arresti hanno detto che Roma era stata liberata. Sono stato dipinto come il ‘grande corruttore', ma le persone non le ho corrotte, erano corrotte di loro", è la tesi di Buzzi, che ha scontato oltre 5 anni di carcere duro vista l'accusa (poi caduta definitivamente in cassazione) di essere al vertice di un'associazione mafiosa.
L'ex presidente della Cooperativa 29 giugno ridimensiona le sue responsabilità e l'entità del "sistema" di cui si trovava al centro, chiarendo come secondo lui per un imprenditore che opera a Roma nel settore degli appalti pubblici e che ha a che fare con l'amministrazione, questa è ancora oggi la norma. "La sentenza della Cassazione che certifica l'entità delle corruzioni ammontano a 65mila euro, su un fatturato di 180 milioni. Allora dico, non è giusto corrompere, pagare tangenti, ma se io pago 65mila euro di tangenti su un fatturato di 180 milioni di fatturato sono stato bravo e lo rivendico – ha spiegato – Tutti mi chiedevano soldi, favori, assunzioni: è la realtà imprenditoriale a Roma, lo abbiamo visto con Parnasi, lo vedremo successivamente con qualche altro disgraziato, ma un imprenditore che fa impresa a Roma, nei servizi con il Comune di Roma si ritrova con persone da assumere, manifestazioni da sponsorizzare e poi se tutto diventa corruzione…" .
Tutti colpevoli nessun colpevole insomma. Buzzi ha poi dichiarato che la famosa intercettazione in cui dice ‘si guadagna di più con la droga che con i migranti' altro non sarebbe che "un falso", una conversazione "montata ad arte dai Ros". Una scelta che per Buzzi sarebbe tutta politica: "C'è stato un attacco alla cooperazione sociale mettendo in bocca anche frasi non volute. In relazione alle intercettazioni ambientali che colpiscono oggi i magistrati, con le chat di Palamara, con il trojan, dicono che tra amici si dicono delle cose. E noi? Noi non possiamo dire stupidaggini? No, perché è come se parli davanti a un ufficio notarile. Tutta questa storia di Mafia Capitale che ha consentito la desertificazione della cooperazione sociale a Roma e alla Raggi di diventare sindaco". Anche gli obiettivi politici dell'inchiesta per Buzzi sarebbero stati scelti a tavolino: "per colpire alcune parti politiche: la destra, Alemanno, Gramazio e Tredicine, e la sinistra, ma guarda caso tutti gli esponenti di Bersani, gli altri erano tutti innocenti. Quando ci arrestano il 2 dicembre per mafia nessuno di tutti gli amici con i quali eravamo cresciuti ha detto a Pignatone che stava sbagliando, anzi, addirittura Orfini ha dichiarato che lo ringraziava per aver liberato Roma dalla mafia".